Big Fish
(USA/2003) di Tim Burton (125')
In ricordo delle vittime dell'Alluvione

Big Fish
(USA/2003) di Tim Burton (125')
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Film d’acqua, di luce e di neri profondi, capace di passare dal pop squillante degli anni Cinquanta e Sessanta alle suggestioni inquiete dell’american gothic, dalle creature multiformi del circo alle facce vissute e segnate della vita vera, dal mondo sommerso di Lynch a quello sovraesposto dei Coen, Big Fish è la quintessenza di Tim Burton. Forse è il suo capolavoro; forse è il più bel film dell’anno. Tutti gli esseri fantastici che Burton ha materializzato per noi nei film precedenti, il Pinguino infelice di Danny DeVito e la Catwoman stracciona di Michelle Pfeiffer, l’eccentrico disarmante Ed Wood e il malinconico ragazzo dalle mani di forbice, tutti, qui nella storia di Edward Bloom, trovano il luogo della mente dal quale sono scaturiti e un posto nel mondo al quale ritornare e, forse, avere pace. Non solo perché, come capisce il protagonista in una delle sue bizzarre avventure, “tutte le creature che crediamo malvagie o cattive sono semplicemente sole”, ma soprattutto perché “che significa vero?”. Vero è un mondo dove il mistero e la fantasia sanno consolarci, dove fare il rappresentante non significa morire ma continuare a viaggiare e fare incontri sensazionali, dove si possono conquistare una donna e molti amici buttandosi a corpo morto nel sogno, e riconquistare un figlio facendogli capire che anche lui è stato parte di quella fiaba. Tim Burton tesse e intreccia con stupefacente fluidità narrativa le storie parallele di Edward Bloom giovane e vecchio (Ewan McGregor e Albert Finney, istrioni ‘gemelli’, magnifici e vitali), di suo figlio (Billy Crudup, in una parte sottotono e difficilissima), delle persone che ha incontrato e di come le ha immaginate, della sua vita vera e di come l’ha trasformata in un racconto da fare ai bambini la notte davanti al fuoco (o agli adulti, davanti al tavolo imbandito di una festa). Guidati dagli occhi disincantati e dal cuore incrinato del figlio (che rifiuta di essere come il padre e soprattutto di essere solo una postilla nella sua storia), andiamo e veniamo dai diversi piani temporali e immaginari senza mai perderci, immersi in un flusso di istantanea chiarezza. Pochi sanno raccontare così nel cinema di oggi; pochissimi sanno infonderci tanta gioia e tanta tristezza.
precede
MILLE BOLLE IN PIAZZA (10’)
Nel 1895 i fratelli Lumière inventano il Cinematografo, che, per la prima volta, mostra agli spettatori di tutto il mondo una rappresentazione della realtà in movimento. In pochi anni a questa idea di cinema se ne contrappone un’altra, in cui la realtà viene superata dalla fantasia e dai trucchi: è il cinema delle invenzioni che nasce con Méliès e arriva a noi con l’opera di artisti come Tim Burton. Un breve montaggio introduce la serata sostenuta dallo storico produttore di bolle di sapone Dulcop International S.p.A.
Accompagnamento al piano di Daniele Furlati
Serata promossa da Dulcop
Film d’acqua, di luce e di neri profondi, capace di passare dal pop squillante degli anni Cinquanta e Sessanta alle suggestioni inquiete dell’american gothic, dalle creature multiformi del circo alle facce vissute e segnate della vita vera, dal mondo sommerso di Lynch a quello sovraesposto dei Coen, Big Fish è la quintessenza di Tim Burton. Forse è il suo capolavoro; forse è il più bel film dell’anno. Tutti gli esseri fantastici che Burton ha materializzato per noi nei film precedenti, il Pinguino infelice di Danny DeVito e la Catwoman stracciona di Michelle Pfeiffer, l’eccentrico disarmante Ed Wood e il malinconico ragazzo dalle mani di forbice, tutti, qui nella storia di Edward Bloom, trovano il luogo della mente dal quale sono scaturiti e un posto nel mondo al quale ritornare e, forse, avere pace. Non solo perché, come capisce il protagonista in una delle sue bizzarre avventure, “tutte le creature che crediamo malvagie o cattive sono semplicemente sole”, ma soprattutto perché “che significa vero?”. Vero è un mondo dove il mistero e la fantasia sanno consolarci, dove fare il rappresentante non significa morire ma continuare a viaggiare e fare incontri sensazionali, dove si possono conquistare una donna e molti amici buttandosi a corpo morto nel sogno, e riconquistare un figlio facendogli capire che anche lui è stato parte di quella fiaba. Tim Burton tesse e intreccia con stupefacente fluidità narrativa le storie parallele di Edward Bloom giovane e vecchio (Ewan McGregor e Albert Finney, istrioni ‘gemelli’, magnifici e vitali), di suo figlio (Billy Crudup, in una parte sottotono e difficilissima), delle persone che ha incontrato e di come le ha immaginate, della sua vita vera e di come l’ha trasformata in un racconto da fare ai bambini la notte davanti al fuoco (o agli adulti, davanti al tavolo imbandito di una festa). Guidati dagli occhi disincantati e dal cuore incrinato del figlio (che rifiuta di essere come il padre e soprattutto di essere solo una postilla nella sua storia), andiamo e veniamo dai diversi piani temporali e immaginari senza mai perderci, immersi in un flusso di istantanea chiarezza. Pochi sanno raccontare così nel cinema di oggi; pochissimi sanno infonderci tanta gioia e tanta tristezza.
Emanuela Martini
precede
MILLE BOLLE IN PIAZZA (10’)
Nel 1895 i fratelli Lumière inventano il Cinematografo, che, per la prima volta, mostra agli spettatori di tutto il mondo una rappresentazione della realtà in movimento. In pochi anni a questa idea di cinema se ne contrappone un’altra, in cui la realtà viene superata dalla fantasia e dai trucchi: è il cinema delle invenzioni che nasce con Méliès e arriva a noi con l’opera di artisti come Tim Burton. Un breve montaggio introduce la serata sostenuta dallo storico produttore di bolle di sapone Dulcop International S.p.A.
Accompagnamento al piano di Daniele Furlati
Serata promossa da Dulcop