Fargo

(Gran Bretagna-USA/1996) di Joel e Ethan Coen (98')
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Fargo

(Gran Bretagna-USA/1996) di Joel e Ethan Coen (98')

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Sembrava un lavoro sporco, ma semplice. Poi tutto cominciò ad andare per il verso sbagliato, e la neve del Minnesota si macchiò di sangue. Nel film che molti continuano a considerare il loro capolavoro, Joel ed Ethan Coen, nativi di Minneapolis, giocano nel proprio backyard, in una provincia di cui sanno usare, impassibili, implacabili, ogni sfumatura di disperazione, ogni ridicolo e irrimediabile limite intellettuale, e ogni goffa tenerezza. Un venditore d’auto prossimo alla bancarotta decide di mettere in scena il rapimento della moglie, per chiedere poi il riscatto al danaroso suocero. S’affida a due gangster balordi che non fanno che dire e fare cose insensate, e trasformano un modesto imbroglio in un massacro. Grandi personaggi, grandi attori: il venditore William H. Macy, agonizzante nell’intrico di bugie che la sua mente non è più in grado di dominare, e la detective incinta Frances McDormand, preda di voglie incontrollabili davanti a ogni fetta di torta ma la cui mente, invece, funziona benissimo. Benissimo e invano. È vero, come scrive Paolo Mereghetti, che qui i Coen “prendono atto che ci sono stati Twin Peaks e Tarantino” (soprattutto certi dialoghi di Pulp Fiction), ma il nocciolo è tutto loro, più scespiriano che postmoderno.

Paola Cristalli



Due o tre cose ci attraevano nel soggetto: si svolgeva in una regione con la quale avevamo una grande familiarità; parlava di un rapimento, una cosa che ci piace filmare. Un thriller con dei personaggi lontani dagli stereotipi del genere. [...] Paradossalmente, anche ciò che è più vicino a casa può sembrare esotico. Non possiamo leggere dei Mari del Sud e paragonarli a Minneapolis, e non possiamo descrivere Minneapolis, anche a noi stessi, pensando di renderla somigliante ai Mari del Sud. La particolare atmosfera del Minnesota, quello era il bersaglio da colpire. Fargo evoca il paesaggio astratto della nostra infanzia – una tundra desolata scossa dal vento, che richiama la Siberia se non fosse per i concessionari Ford e i ristoranti Hardee’s. Secondo lo stereotipo del Midwest c’è un ventaglio di culture differenti e di accenti idiomatici [...] Ricordo che discutemmo con l’intenzione di rendere il film più naturalistico, più analitico, quasi un documentario, a causa di quell’idea che quella fosse una cosa vera. Per Fargo la natura del film ha determinato il suo stile visuale: volevamo qualcosa che fosse molto poco visibile, ‘anti-spettacolare’. La macchina da presa si muove pochissimo, e quando questo movimento avviene risulta quasi impercettibile sullo schermo. Volevamo dare l’impressione di osservare le cose. Molte scene sono girate in piano sequenza, con pochi tagli, per lasciare respirare i personaggi.

Joel ed Ethan Coen

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Versione originale in inglese con sottotitoli in italiano

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