Il fuggitivo

(The Fugitive, USA/1993) di Andrew Davis (130')
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Il fuggitivo

(The Fugitive, USA/1993) di Andrew Davis (130')

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Un thriller teso, serrato, magistralmente confezionato, che diventa qualcosa di più: un’allegoria su un uomo innocente in un mondo pronto a schiacciarlo. Come la serie televisiva cult che lo ha ispirato, il film ha una visione kafkiana del mondo, ma è più ambizioso della serie: con le sue audaci pennellate visive, Davis lo eleva al di sopra delle sue origini da film d’azione conferendogli un carattere quasi operistico. La storia è il classico gioco del gatto col topo tra un uomo ingiustamente accusato dell’omicidio della moglie e un agente di polizia che lo bracca con astuta ferocia. Un tema tipicamente hitchcockiano. L’uomo in questione è il dottor Richard Kimble (Harrison Ford), un rispettato chirurgo di Chicago, che una sera torna a casa e trova la moglie brutalmente picchiata a morte da un tale con un solo braccio, che fugge dopo una colluttazione. Tutte le prove puntano alla colpevolezza di Kimble che viene condannato a morte, ma riesce a fuggire durante un incidente tra il pullman dei detenuti e un treno. Libero, almeno per il momento, ma isolato in un paesaggio invernale freddo e ostile, tra rocce gelide, acque ghiacciate e alberi spogli, è braccato da una squadra di agenti guidata da un vice maresciallo degli Stati Uniti (Tommy Lee Jones). [...] Jones è diventato una delle grandi e imponenti presenze dello schermo, spesso scelto per ruoli da cattivo, ma con quell’aria di divertita superiorità che sfiora il disprezzo per gli esseri inferiori. […] Ford è ancora una volta il grande uomo qualunque del cinema moderno: tenace, determinato, coraggioso, ma mai esibizionista. Come attore, nulla di ciò che fa sembra solo di facciata e, di fronte a questo materiale melodrammatico, recita in modo misurato, rimane in disparte, si concentra sull’essenziale invece di sfruttare il dramma con inutili e vistosi virtuosismi attoriali.

Davis, il regista, si è fatto le ossa in una serie di film d’azione superiori alla media. Il suo talento era già evidente in uno dei suoi primi lavori, il thriller con Chuck Norris Il codice del silenzio, che resta il miglior film di Norris e uno dei migliori e più suggestivi usi delle location di Chicago. Davis ha continuato a fare buoni film con il thriller Nico con Steven Seagal, The Package con Gene Hackman e lo straordinario Trappola in alto mare. Qui va oltre il genere e dimostra un’abilità nel coniugare azione e arte che merita il paragone con Hitchcock, sì, ma anche con David Lean e Carol Reed. […] I thriller sono ormai un genere molto svilito, che spesso si basa su effetti speciali e formule preconfezionate. Il fuggitivo segue gli standard di un’epoca più classica, quando recitazione, caratterizzazione e dialoghi erano concepiti per reggersi da soli, e i personaggi continuavano a evolversi e cambiare fino all’ultima inquadratura.

Roger Ebert







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