Io Capitano

(Italia-Belgio/2023) di Matteo Garrone (117')
Festa delle nuove cittadinanze 
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Io Capitano

(Italia-Belgio/2023) di Matteo Garrone (117')

Con: Seydou Sarr, Moustapha Fall e Issaka Sawagodo

Classificazioni:
Età 6+ Uso di armi Violenza
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Questo film è il controcampo di una scena che abbiamo visto molte volte. Noi europei siamo abituati ad avere il controllo dell’inquadratura: guardiamo la gente che arriva dal mare, a volte viva, a volte morta. Io ho provato a cambiare la prospettiva [...]. Le migrazioni hanno diverse ragioni: scappare dalla guerra, da condizioni climatiche avverse, dalla povertà. Ma il film parla di un’altra migrazione, che ha a che fare con la demografia dell’area sub-sahariana, un territorio in cui il 70% degli abitanti ha meno di trent’anni, e con la globalizzazione. Tendiamo a pensare che la globalizzazione sia un fenomeno dell’occidente, ma non è così. Anche in Africa la gente usa la tv, gli smartphone e i social network. La finestra sull’Europa è costantemente aperta: trovo molto umano, e naturale, il desiderio di andare a vivere in un posto che sembra più attraente del proprio. I due protagonisti vogliono viaggiare per il mondo, esattamente come facciamo noi. Vedono gente della loro età che lascia la Francia per venire in Senegal e non capiscono per quale ragione non potrebbero fare altrettanto. Questo tipo di migrazione è stata molto poco raccontata dal cinema.

Matteo Garrone


Garrone racconta il viaggio di due ragazzi senegalesi con toni che vanno dal lirico al tragico, e se non avessimo paura delle parole potremmo definirlo un film poetico (la poesia può essere dura, può restituire anche i lati più oscuri dell’umanità). Seydou e Moussa (i giovani Seydou Sarr e Moustapha Fall, straordinari) hanno sedici anni. Vivono a Dakar, sono poveri ma non se la passano male, hanno delle belle famiglie che si occupano di loro. Ma hanno anche un sogno: andare in Francia e diventare musicisti [...]. Partono in pullman nel deserto ma già ai confini con il Niger, e poi con la Libia, il Sahara si rivela un inferno. [...] Io capitano è quello che gli americani chiamano un coming of age, un percorso di crescita attraverso il quale il ragazzo è costretto a diventare uomo. Il film ha improvvise accensioni oniriche e Garrone alterna questi squarci lirici (splendida la fotografia di Paolo Carnera) a sequenze di terribile realismo, perché a Seydou e a Moussa succede tutto ciò che ci aspettiamo: percosse, torture, estorsioni e una detenzione in una sorta di lager libico che non è un’anticamera dell’inferno, è proprio l’inferno in terra.

Alberto Crespi







La stampa in copia pellicola di Dogman e Io capitano è promossa da SIAE – Società Italiana Autori ed Editori e Rai Cinema

 

Io Sto Con ETS è felice di mettere a disposizione il progetto Bologna For Community per l’accompagnamento gratuito di persone con fragilità.
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Lingua

Versione originale in francese e wolof con sottotitoli in italiano e inglese

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