Povere creature!

(Poor Things, USA/2023) di Yorgos Lanthimos (141')
Cinema del presente
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Povere creature!

(Poor Things, USA/2023) di Yorgos Lanthimos (141')

Con: Willem Dafoe, Emma Stone e Mark Ruffalo

Classificazioni:
Età 14+ Sesso Turpiloquio Uso di armi Violenza
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Povere creature! è l’apogeo della fase inaugurata da Lanthimos con The Lobster, e manifesta uno spudorato piacere per il cinema. Tratto dal romanzo di Alasdair Gray, il film reinventa il mito di Frankenstein. Bella (la mirabolante Emma Stone), suicidatasi mentre era in stato di gravidanza, viene riportata in vita dal dottor Baxter (un divertito e attento Willem Dafoe), che innesta nella donna il cervello del feto che lei portava in grembo. Per assistere i primi, maldestri passi di Bella, lo scienziato chiama lo studente Max McCandless (Ramy Youssef) a supervisionarne i progressi cognitivi. Reinventando una sorta di retrofuturismo steampunk come se stesse ibridando le visioni più sincretiche di un Tarsem Singh con la precisione architettonica di un Anton Furst, e attualizzando al contempo le forme del melodramma classico (la crociera, l’emancipazione femminile, il conflitto di classe...), Lanthimos immagina un’archeologia industriale del sapere. Collocando la vicenda in un futuro anteriore della rivoluzione industriale, riattualizza l’eterno presente dei suoi valori come una giocosa distopia che nella liberazione della libido di Bella trova il proprio riscatto. Il piacere – evidente – del racconto si manifesta nella cura del dettaglio, nell’invenzione oltraggiosa e nella partecipazione devota degli interpreti che assecondano la visione del regista. Il presente è come un’escrescenza rococò (barocca, liberty...) sulla pelle della (nostra) immagine del passato. Il tempo – con i racconti che contiene – è il terreno dello scontro. Lanthimos riesce a conferire una dimensione visibile, spaziale alla contrazione della presunta percezione lineare della Storia. Ed è in questo non luogo che l’emancipazione si offre (apparentemente) attraverso la reinvenzione del vedere e la messa in relazione del corpo (principio di realtà e di individuazione) con le forme depositate delle immagini della Storia. In questa necrosi dell’immaginario, solo l’imprendibilità del sapere del corpo – e dei misteri dell’orga(ni)smo – offre, per il momento, una possibilità di scampo. Che tutto ciò sia targato Disney è solo un altro dei paradossi di un film gioiosamente dentro il sistema che lo ha prodotto e, al tempo stesso, allegramente fuori, ideologicamente parlando, da queste medesime coordinate.

Giona A. Nazzaro







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Versione originale in inglese, francese e portoghese con sottotitoli in italiano

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