Un sacco bello
(Italia/1980) di Carlo Verdone (97')

Un sacco bello
(Italia/1980) di Carlo Verdone (97')
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Cominciarono ad arrivarmi delle proposte dal cinema, perfino da Celentano. La più seria era di Sergio Leone, che mi diede un sacco di consigli e fu il mio primo padrino. [...] Un giorno Sergio mi disse: “Senti, ho riflettuto, il soggetto devi scriverlo da solo e, per conto mio, devi anche dirigerlo te”. Io smaniavo da anni di fare il regista, ma mi prese il panico, volevo mollare tutto. Le paure mi passarono di botto il giorno in cui Sergio si presentò in casa mia e mi disse che da quel preciso momento cominciavano le sue lezioni di regia. Erano le tre del pomeriggio, e restò fino alle undici a spiegarmi di tutto, continuando poi per i due mesi successivi. Sergio mi ha insegnato tutto, ed è stato un produttore fantastico. Un sacco bello è venuto fuori così. Nel soggetto mi ero servito di tutte le mie esperienze teatrali. Il personaggio del fricchettone era un monologo di quindici minuti. [...] Gli altri due episodi nascono da esperienze dirette: il bullo era uno che incontravo sempre in un bar di via dei Pettinari, il mammone con la spagnola un tizio che abitava sotto di me. Insomma mi basai molto sulla realtà.
La stagione 1979-80 segnò il consolidarsi di una formula poi diventata consuetudine nel cinema italiano: l'esordio da protagonista di un attore comico che ricopriva anche il ruolo di regista. Dopo il successo a inizio autunno di Ratataplan, diretto e interpretato da Maurizio Nichetti, fu quindi la volta, a gennaio, di Un sacco bello di Carlo Verdone. Il film nasceva da due suoi spettacoli teatrali del 1977, Tali e quali e Rimanga fra noi..., dove Verdone si era fatto le ossa recitando dodici ruoli umoristici, e dalla fortunata trasmissione televisiva Non stop (1978-1979). Realizzato a basso costo, dopo un ‘corso intensivo’ di regia impartito dallo stesso produttore Sergio Leone (che aveva messo il debuttante Verdone sotto le ali di esperti sceneggiatori quali Leo Benvenuti e Piero De Bernardi), Un sacco bello racconta tre storie che si intersecano nel Ferragosto romano, con protagonisti Enzo, un bullo che vorrebbe partire per Cracovia alla ricerca di facili avventure sessuali, Ruggero, un hippy dalla lunga chioma bionda, della comunità “Bambini di Dio”, e infine Leo, mammone goffo e impacciato, che ospita una disinibita ragazza spagnola. Attento ai dettagli che disegnano le fisionomie dei suoi caratteri, Verdone dimostra un efficace camaleontismo e inquadra, non senza cattiveria, un’Italia sul finire degli anni Settanta, caratterizzata da velleitarismo e immaturità. Una curiosità: i primi due giorni di riprese del film sono stati diretti dallo stesso Leone.
Serata promossa da Selenella
Io Sto Con ETS è felice di mettere a disposizione il progetto Bologna For Community per l’accompagnamento gratuito di persone con fragilità.
Cominciarono ad arrivarmi delle proposte dal cinema, perfino da Celentano. La più seria era di Sergio Leone, che mi diede un sacco di consigli e fu il mio primo padrino. [...] Un giorno Sergio mi disse: “Senti, ho riflettuto, il soggetto devi scriverlo da solo e, per conto mio, devi anche dirigerlo te”. Io smaniavo da anni di fare il regista, ma mi prese il panico, volevo mollare tutto. Le paure mi passarono di botto il giorno in cui Sergio si presentò in casa mia e mi disse che da quel preciso momento cominciavano le sue lezioni di regia. Erano le tre del pomeriggio, e restò fino alle undici a spiegarmi di tutto, continuando poi per i due mesi successivi. Sergio mi ha insegnato tutto, ed è stato un produttore fantastico. Un sacco bello è venuto fuori così. Nel soggetto mi ero servito di tutte le mie esperienze teatrali. Il personaggio del fricchettone era un monologo di quindici minuti. [...] Gli altri due episodi nascono da esperienze dirette: il bullo era uno che incontravo sempre in un bar di via dei Pettinari, il mammone con la spagnola un tizio che abitava sotto di me. Insomma mi basai molto sulla realtà.
Carlo Verdone
La stagione 1979-80 segnò il consolidarsi di una formula poi diventata consuetudine nel cinema italiano: l'esordio da protagonista di un attore comico che ricopriva anche il ruolo di regista. Dopo il successo a inizio autunno di Ratataplan, diretto e interpretato da Maurizio Nichetti, fu quindi la volta, a gennaio, di Un sacco bello di Carlo Verdone. Il film nasceva da due suoi spettacoli teatrali del 1977, Tali e quali e Rimanga fra noi..., dove Verdone si era fatto le ossa recitando dodici ruoli umoristici, e dalla fortunata trasmissione televisiva Non stop (1978-1979). Realizzato a basso costo, dopo un ‘corso intensivo’ di regia impartito dallo stesso produttore Sergio Leone (che aveva messo il debuttante Verdone sotto le ali di esperti sceneggiatori quali Leo Benvenuti e Piero De Bernardi), Un sacco bello racconta tre storie che si intersecano nel Ferragosto romano, con protagonisti Enzo, un bullo che vorrebbe partire per Cracovia alla ricerca di facili avventure sessuali, Ruggero, un hippy dalla lunga chioma bionda, della comunità “Bambini di Dio”, e infine Leo, mammone goffo e impacciato, che ospita una disinibita ragazza spagnola. Attento ai dettagli che disegnano le fisionomie dei suoi caratteri, Verdone dimostra un efficace camaleontismo e inquadra, non senza cattiveria, un’Italia sul finire degli anni Settanta, caratterizzata da velleitarismo e immaturità. Una curiosità: i primi due giorni di riprese del film sono stati diretti dallo stesso Leone.
Roberto Chiesi
Serata promossa da Selenella
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