La ragazza di Bube
(Italia/1964) di Luigi Comencini (109')
Prima la vita - Il cinema di Luigi Comencini

La ragazza di Bube
(Italia/1964) di Luigi Comencini (109')
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La ragazza di Bube di Carlo Cassola è uno dei bestseller dell’epoca, premio Strega 1960. L’adattamento al cinema è inevitabile, anche perché da qualche anno in Italia fiorisce un filone di film sul fascismo e la resistenza. La storia è quella di una ragazza proletaria, fidanzata a un ex partigiano che viene arrestato per un omicidio compiuto nei giorni convulsi dopo la liberazione. Un ritratto di donna che la sceneggiatura di Marcello Fondato accentua con una scelta decisa: quello di raccontare la storia attraverso la voce di lei e in un lungo flashback. La regia di Comencini accentua la riflessione sul passato e si confronta col cinema di quegli anni. Da un lato appunto la distanza è accentuata dal flashback, dalla malinconia dei leitmotiv di Carlo Rustichelli; dall’altro lo stile della messa in scena è particolarmente mosso e raffinato: i primi piani con gli sfondi così pieni, certe scene quasi virtuosistiche (il dialogo nel foyer del cinema, con le luci che si spengono poco a poco), il chiaroscuro contrastatissimo della fotografia di Gianni Di Venanzo (nella stessa direzione di sue prove precedenti come Salvatore Giuliano e 8½), fino a scene come la deposizione al tribunale, girata con una lunga inquadratura fissa senza controcampi. Claudia Cardinale incarna un’eroina sfumata e problematica, con lo sguardo perso nel vuoto o gli occhi bassi, malinconica e pensierosa, che vive il dopoguerra e insieme ci mostra la distanza da quegli anni, quasi più vicina alle donne di Antonioni che a quelle del cinema neorealista.
Quando ho comperato il libro di Cassola sono stato colpito dal personaggio di Mara [...]. Allorché conosce Bube, Mara è una ragazza leggera, incosciente e civetta. È il dramma del suo ragazzo coinvolto in un fatto di sangue che la fa maturare, che svela in lei profonde qualità morali. Mara insomma acquista la sua responsabilità e coscienza di donna [...]. Se fosse di oggi, questa storia non sarebbe così schietta e sincera. Il benessere fa la gente prudente e ambigua; nessuno è più disposto al rischio. Solo in un momento violento, teso, carico di speranze – come la Liberazione – è possibile capire una Mara che mette in gioco la sua giovinezza per Bube. Non c’erano calcoli da fare né cose da perdere, allora; eravamo tutti più puri ed entusiasti. E così Mara. Quando si accorge di amare Bube e di essergli fedele, questa ragazza che non è né furba né calcolatrice; sceglie la sua sorte in una piena libertà, ascoltando più il sentimento che la ragione. Ed è in questa scelta che Mara trova un atteggiamento interiore, una coscienza di sé che sapeva di possedere.
La ragazza di Bube di Carlo Cassola è uno dei bestseller dell’epoca, premio Strega 1960. L’adattamento al cinema è inevitabile, anche perché da qualche anno in Italia fiorisce un filone di film sul fascismo e la resistenza. La storia è quella di una ragazza proletaria, fidanzata a un ex partigiano che viene arrestato per un omicidio compiuto nei giorni convulsi dopo la liberazione. Un ritratto di donna che la sceneggiatura di Marcello Fondato accentua con una scelta decisa: quello di raccontare la storia attraverso la voce di lei e in un lungo flashback. La regia di Comencini accentua la riflessione sul passato e si confronta col cinema di quegli anni. Da un lato appunto la distanza è accentuata dal flashback, dalla malinconia dei leitmotiv di Carlo Rustichelli; dall’altro lo stile della messa in scena è particolarmente mosso e raffinato: i primi piani con gli sfondi così pieni, certe scene quasi virtuosistiche (il dialogo nel foyer del cinema, con le luci che si spengono poco a poco), il chiaroscuro contrastatissimo della fotografia di Gianni Di Venanzo (nella stessa direzione di sue prove precedenti come Salvatore Giuliano e 8½), fino a scene come la deposizione al tribunale, girata con una lunga inquadratura fissa senza controcampi. Claudia Cardinale incarna un’eroina sfumata e problematica, con lo sguardo perso nel vuoto o gli occhi bassi, malinconica e pensierosa, che vive il dopoguerra e insieme ci mostra la distanza da quegli anni, quasi più vicina alle donne di Antonioni che a quelle del cinema neorealista.
Emiliano Morreale
Quando ho comperato il libro di Cassola sono stato colpito dal personaggio di Mara [...]. Allorché conosce Bube, Mara è una ragazza leggera, incosciente e civetta. È il dramma del suo ragazzo coinvolto in un fatto di sangue che la fa maturare, che svela in lei profonde qualità morali. Mara insomma acquista la sua responsabilità e coscienza di donna [...]. Se fosse di oggi, questa storia non sarebbe così schietta e sincera. Il benessere fa la gente prudente e ambigua; nessuno è più disposto al rischio. Solo in un momento violento, teso, carico di speranze – come la Liberazione – è possibile capire una Mara che mette in gioco la sua giovinezza per Bube. Non c’erano calcoli da fare né cose da perdere, allora; eravamo tutti più puri ed entusiasti. E così Mara. Quando si accorge di amare Bube e di essergli fedele, questa ragazza che non è né furba né calcolatrice; sceglie la sua sorte in una piena libertà, ascoltando più il sentimento che la ragione. Ed è in questa scelta che Mara trova un atteggiamento interiore, una coscienza di sé che sapeva di possedere.
Luigi Comencini