Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco
(USA/2001) di Steven Soderbergh
Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco
(USA/2001) di Steven Soderbergh
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Steven Soderbergh non finisce davvero mai di stupire. […] Con il progetto di Ocean’s Eleven ricompare ancora una volta dove non ce lo aspettavamo. Remake di una fantasia minore del 1960 (Colpo grosso di Lewis Milestone con, tra gli altri, Frank Sinatra e Dean Martin), film di genere ultra-referenziale e produzione in cui sgomitano le superstar, Ocean’s Eleven, a prima vista, sembra solo un divertissement potenzialmente redditizio che permette al suo creatore di cavalcare l’onda del successo.
Naturalmente, la realtà è più complessa. E chi ha seguito con attenzione l’evoluzione di Steven Soderbergh fin dal suo esordio, sa che ha sempre cercato di alternare progetti inclassificabili (da Delitti e segreti a Schizopolis) a film di genere che giocano in modo sottile con gli archetipi (da Out of Sight a L’inglese). Due categorie che evidenziano la sua straordinaria creatività e intelligenza formale. […]
Se siete disposti ad ammettere (cosa che a qualcuno potrebbe sembrare impossibile) che una commedia o un film su commissione non sono necessariamente opere impersonali, Ocean’s Eleven vi darà motivo per rallegrarvi. Oltre a confermare, per la cronaca, che un film di genere intelligente e controllato è sempre meglio di un dramma ‘autoriale’ incerto.
Laddove molti altri registi si sarebbero accontentati di esporre le ambiguità dei protagonisti, avendo cura di mostrare ciò che è vero e ciò che non lo è, Soderbergh utilizza queste ambivalenze come principio formale costitutivo del suo film. […] Regista ludico, Soderbergh sembra essersi imposto di non tradire le regole dell’intrattenimento. Regista riflessivo, mette a nudo le fondamenta stesse dell’intrattenimento e ne smonta i meccanismi. In Ocean’s Eleven, tutto ruota attorno allo spettacolo. I casinò di Las Vegas, i video di sorveglianza, gli incontri di boxe e le vedute della città sono tutte scene che riflettono la storia di Ocean. Teatri d’illusione dove solo in apparenza tutto è regolato in modo impeccabile.
Olivier de Bruyn
La maggior parte delle persone vuole che un film abbia un unico scopo, che utilizzi un solo registro. I miei film più popolari rientrano in questa categoria. Ma gli Ocean’s sono stati un buon laboratorio, perché ho potuto permettermi di giocare, di sperimentare, cosa che sarebbe stata inappropriata con qualsiasi altro genere. Innanzi tutto, questi film si affidano allo zoom. Un procedimento obsoleto, o almeno percepito come retrò, che i film seri evitano. Inoltre, c’è la possibilità di effettuare riprese lunghe, piani-sequenza e movimenti di macchina complessi. Si può fare di tutto perché si tratta di commedie e di star. Il pubblico accetta qualsiasi cosa, ridendo, perché sullo schermo ci sono Brad, George e Matt. E io mi diverto il più possibile.
Steven Soderbergh
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Presentando questa cartolina, ingresso ridotto alle mostre Bologna fotografata e Bar Luna
Serata promossa da BPER
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Steven Soderbergh non finisce davvero mai di stupire. […] Con il progetto di Ocean’s Eleven ricompare ancora una volta dove non ce lo aspettavamo. Remake di una fantasia minore del 1960 (Colpo grosso di Lewis Milestone con, tra gli altri, Frank Sinatra e Dean Martin), film di genere ultra-referenziale e produzione in cui sgomitano le superstar, Ocean’s Eleven, a prima vista, sembra solo un divertissement potenzialmente redditizio che permette al suo creatore di cavalcare l’onda del successo.
Naturalmente, la realtà è più complessa. E chi ha seguito con attenzione l’evoluzione di Steven Soderbergh fin dal suo esordio, sa che ha sempre cercato di alternare progetti inclassificabili (da Delitti e segreti a Schizopolis) a film di genere che giocano in modo sottile con gli archetipi (da Out of Sight a L’inglese). Due categorie che evidenziano la sua straordinaria creatività e intelligenza formale. […]
Se siete disposti ad ammettere (cosa che a qualcuno potrebbe sembrare impossibile) che una commedia o un film su commissione non sono necessariamente opere impersonali, Ocean’s Eleven vi darà motivo per rallegrarvi. Oltre a confermare, per la cronaca, che un film di genere intelligente e controllato è sempre meglio di un dramma ‘autoriale’ incerto.
Laddove molti altri registi si sarebbero accontentati di esporre le ambiguità dei protagonisti, avendo cura di mostrare ciò che è vero e ciò che non lo è, Soderbergh utilizza queste ambivalenze come principio formale costitutivo del suo film. […] Regista ludico, Soderbergh sembra essersi imposto di non tradire le regole dell’intrattenimento. Regista riflessivo, mette a nudo le fondamenta stesse dell’intrattenimento e ne smonta i meccanismi. In Ocean’s Eleven, tutto ruota attorno allo spettacolo. I casinò di Las Vegas, i video di sorveglianza, gli incontri di boxe e le vedute della città sono tutte scene che riflettono la storia di Ocean. Teatri d’illusione dove solo in apparenza tutto è regolato in modo impeccabile.
Olivier de Bruyn
La maggior parte delle persone vuole che un film abbia un unico scopo, che utilizzi un solo registro. I miei film più popolari rientrano in questa categoria. Ma gli Ocean’s sono stati un buon laboratorio, perché ho potuto permettermi di giocare, di sperimentare, cosa che sarebbe stata inappropriata con qualsiasi altro genere. Innanzi tutto, questi film si affidano allo zoom. Un procedimento obsoleto, o almeno percepito come retrò, che i film seri evitano. Inoltre, c’è la possibilità di effettuare riprese lunghe, piani-sequenza e movimenti di macchina complessi. Si può fare di tutto perché si tratta di commedie e di star. Il pubblico accetta qualsiasi cosa, ridendo, perché sullo schermo ci sono Brad, George e Matt. E io mi diverto il più possibile.
Steven Soderbergh
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Presentando questa cartolina, ingresso ridotto alle mostre Bologna fotografata e Bar Luna
Serata promossa da BPER