La visita
(Italia/1963) di Antonio Pietrangeli (112')
La visita
(Italia/1963) di Antonio Pietrangeli (112')
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Si dice che il cinema italiano dei primi anni Sessanta si popolò di protagoniste femminili perché gli eroi maschi, quelli che Goffredo Fofi chiamava “i moschettieri della commedia”, Sordi Tognazzi Gassman Mastroianni, s’erano fatti troppo esosi, e le loro pretese risultavano irricevibili a molte produzioni. Se anche Pietrangeli si trovò coinvolto nella benefica congiuntura è difficile dire, ma certo molti suoi film sono storie di donne, annunciate fin dai titoli (Nata di marzo, La parmigiana, Io la conoscevo bene, Adua e le compagne).
La visita è un giorno nella vita della signorina Pina, un giorno speciale che si spegnerà in un ricordo qualunque. Da Roma alla profonda pianura padana arriva un uomo, conosciuto attraverso una rubrica di annunci; e costui si rivela col passare delle ore piuttosto vile, ipocrita, attratto dal denaro e dal vino, un uomo senza qualità né attenuanti che non siano la sua stessa logora solitudine, la sua disabitudine a veri rapporti umani. Il film, splendidamente immerso nel grigiore sovraccarico della provincia, risuona dei luoghi comuni d’epoca, la pioggia dà fastidio ma fa bene alla campagna, ma lei sua figlia la farebbe sposare a un negro?, anche tu hai il tuo diritto a farti una famiglia, e nessuno di questi muove il sorriso, restano lì sospesi in un disagio congelato. Pina resiste, dignitosa e attenta a non scivolare sul crinale tra l’orto e le galline, eredità contadina, e la linda casetta che le hanno lasciato i suoi, dove ogni oggetto testimonia la tenacia dell’ambizione piccolo borghese. Quel che in poche, struggenti immagini Pietrangeli ci dice è che se Pina resiste è perché, pur perduta, lei ha una sua memoria di felicità, l’amore pieno di affetto e passione carnale con un camionista sposato.
Nel 1962 era uscito La ragazza Carla, poemetto sperimentale di Elio Pagliarani, dove a un certo punto si legge d’una donna “che ha già trent’anni e disperati sorrisini”. Forse nulla potrebbe raccontare meglio Pina e la sua interprete, Sandra Milo, che con la bocca a cuore e quel didietro (posticcio) rigonfio fino alla dismorfia offre la sua prova più completamente padroneggiata e nitida, la più bella della sua carriera d’attrice.
Precede una selezione di film Lumière, recentemente restaurati, presentati da Thierry Frémaux (Institut Lumière)
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo e al Cinema Jolly)
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Si dice che il cinema italiano dei primi anni Sessanta si popolò di protagoniste femminili perché gli eroi maschi, quelli che Goffredo Fofi chiamava “i moschettieri della commedia”, Sordi Tognazzi Gassman Mastroianni, s’erano fatti troppo esosi, e le loro pretese risultavano irricevibili a molte produzioni. Se anche Pietrangeli si trovò coinvolto nella benefica congiuntura è difficile dire, ma certo molti suoi film sono storie di donne, annunciate fin dai titoli (Nata di marzo, La parmigiana, Io la conoscevo bene, Adua e le compagne).
La visita è un giorno nella vita della signorina Pina, un giorno speciale che si spegnerà in un ricordo qualunque. Da Roma alla profonda pianura padana arriva un uomo, conosciuto attraverso una rubrica di annunci; e costui si rivela col passare delle ore piuttosto vile, ipocrita, attratto dal denaro e dal vino, un uomo senza qualità né attenuanti che non siano la sua stessa logora solitudine, la sua disabitudine a veri rapporti umani. Il film, splendidamente immerso nel grigiore sovraccarico della provincia, risuona dei luoghi comuni d’epoca, la pioggia dà fastidio ma fa bene alla campagna, ma lei sua figlia la farebbe sposare a un negro?, anche tu hai il tuo diritto a farti una famiglia, e nessuno di questi muove il sorriso, restano lì sospesi in un disagio congelato. Pina resiste, dignitosa e attenta a non scivolare sul crinale tra l’orto e le galline, eredità contadina, e la linda casetta che le hanno lasciato i suoi, dove ogni oggetto testimonia la tenacia dell’ambizione piccolo borghese. Quel che in poche, struggenti immagini Pietrangeli ci dice è che se Pina resiste è perché, pur perduta, lei ha una sua memoria di felicità, l’amore pieno di affetto e passione carnale con un camionista sposato.
Nel 1962 era uscito La ragazza Carla, poemetto sperimentale di Elio Pagliarani, dove a un certo punto si legge d’una donna “che ha già trent’anni e disperati sorrisini”. Forse nulla potrebbe raccontare meglio Pina e la sua interprete, Sandra Milo, che con la bocca a cuore e quel didietro (posticcio) rigonfio fino alla dismorfia offre la sua prova più completamente padroneggiata e nitida, la più bella della sua carriera d’attrice.
Paola Cristalli
Precede una selezione di film Lumière, recentemente restaurati, presentati da Thierry Frémaux (Institut Lumière)
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo e al Cinema Jolly)