Leviathan
(Leviafan, Russia/2014) di Andrej Zvjagincev (140')
Leviathan
(Leviafan, Russia/2014) di Andrej Zvjagincev (140')
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Leviafan è un dramma tragico, stringente nella sua serietà morale, caratterizzato da una severità e da una forza che si intensificano fino a raggiungere una terribile grandezza annientatrice. Zvjagincev combina una favola dell’Antico Testamento con qualcosa di simile a Sacrificio di Tarkovskij; il film ricorda anche Fronte del porto di Elia Kazan e Tutti gli uomini del re, il classico di Robert Rossen sulla corruzione del sistema politico. Kolja, meccanico, è proprietario di una casa modesta su un terreno ambito: un posto splendido sul Mare di Barents. Vadim, sindaco corrotto – nella magnifica interpretazione di Roman Madjanov, che ha qualcosa di Boris El’cin – vuole quel terreno e ricorre a una procedura di espropriazione per pubblica utilità. [...]
Leviafan mostra un mondo governato da uomini ubriachi e depressi, annegati nella vodka e nella disperazione. Kolja si trova al centro della tempesta perfetta di un destino avverso: su di lui convergono avvocati scaltri, politici aggressivi e preti arroganti. Il titolo si riferisce al Leviatano di Hobbes, testo fondamentale sulla libertà e lo stato, ma anche alla balena. Un prete dall’aria dostoevskiana parla a Kolja della necessità di sopportare le sue prove come Giobbe, sottomettendosi alla volontà di Dio, potente come la grande bestia del mare: “Puoi tu pescare il Leviatan con l’amo?” Ma Kolja è diventato non Giobbe, bensì la balena spiaggiata.
Il difficile rapporto tra uomo e stato è da moltissimo tempo un tema ricorrente della vita in Russia. Ma se il mio film è ambientato in terra russa è solo perché non sento alcuna parentela, alcun legame genetico con nient’altro. Tuttavia sono profondamente convinto che, a prescindere dalla società in cui viviamo, dalla più sviluppata alla più arcaica, un giorno ci troveremo tutti a dover scegliere tra due alternative: vivere come schiavi o vivere come uomini liberi. E se pensiamo ingenuamente che possa esistere un potere statale che ci liberi da quella scelta ci sbagliamo di grosso.
Nella vita di ogni uomo arriva un momento in cui deve confrontarsi con il sistema, con il ‘mondo’, e difendere il proprio senso della giustizia, il proprio senso del divino sulla Terra. Oggi è ancora possibile porre queste domande al pubblico e trovare nel nostro paese un eroe tragico, un ‘figlio di Dio’, un personaggio che è tragico da tempo immemorabile. Ed è proprio per questo che la mia patria non è ancora perduta per me, né per chi ha realizzato questo film.
In collaborazione con International Filmmaking Academy di Bologna
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo)
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Leviafan è un dramma tragico, stringente nella sua serietà morale, caratterizzato da una severità e da una forza che si intensificano fino a raggiungere una terribile grandezza annientatrice. Zvjagincev combina una favola dell’Antico Testamento con qualcosa di simile a Sacrificio di Tarkovskij; il film ricorda anche Fronte del porto di Elia Kazan e Tutti gli uomini del re, il classico di Robert Rossen sulla corruzione del sistema politico. Kolja, meccanico, è proprietario di una casa modesta su un terreno ambito: un posto splendido sul Mare di Barents. Vadim, sindaco corrotto – nella magnifica interpretazione di Roman Madjanov, che ha qualcosa di Boris El’cin – vuole quel terreno e ricorre a una procedura di espropriazione per pubblica utilità. [...]
Leviafan mostra un mondo governato da uomini ubriachi e depressi, annegati nella vodka e nella disperazione. Kolja si trova al centro della tempesta perfetta di un destino avverso: su di lui convergono avvocati scaltri, politici aggressivi e preti arroganti. Il titolo si riferisce al Leviatano di Hobbes, testo fondamentale sulla libertà e lo stato, ma anche alla balena. Un prete dall’aria dostoevskiana parla a Kolja della necessità di sopportare le sue prove come Giobbe, sottomettendosi alla volontà di Dio, potente come la grande bestia del mare: “Puoi tu pescare il Leviatan con l’amo?” Ma Kolja è diventato non Giobbe, bensì la balena spiaggiata.
Peter Bradshaw, “The Guardian”, 7 novembre 2014
Il difficile rapporto tra uomo e stato è da moltissimo tempo un tema ricorrente della vita in Russia. Ma se il mio film è ambientato in terra russa è solo perché non sento alcuna parentela, alcun legame genetico con nient’altro. Tuttavia sono profondamente convinto che, a prescindere dalla società in cui viviamo, dalla più sviluppata alla più arcaica, un giorno ci troveremo tutti a dover scegliere tra due alternative: vivere come schiavi o vivere come uomini liberi. E se pensiamo ingenuamente che possa esistere un potere statale che ci liberi da quella scelta ci sbagliamo di grosso.
Nella vita di ogni uomo arriva un momento in cui deve confrontarsi con il sistema, con il ‘mondo’, e difendere il proprio senso della giustizia, il proprio senso del divino sulla Terra. Oggi è ancora possibile porre queste domande al pubblico e trovare nel nostro paese un eroe tragico, un ‘figlio di Dio’, un personaggio che è tragico da tempo immemorabile. Ed è proprio per questo che la mia patria non è ancora perduta per me, né per chi ha realizzato questo film.
Andrej Zvjagincev
In collaborazione con International Filmmaking Academy di Bologna
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo)