L’aspetto originale di La sfida del samurai è la creazione da parte di Kurosawa di un’ambientazione storica fondata su eventi reali. L’eccellente resa di questo contesto è ottenuta attraverso tre elementi principali: immagini dettagliate e realistiche, lo scontro di tre tipi di personaggi e una fotografia che enfatizza l’ironia visiva.
Nell’incipit Kurosawa stabilisce la collocazione temporale del film attraverso un sottotitolo: “Era il 1860… L’emergere dei mercanti della classe media pose fine al potere dello shogunato Tokugawa…”. […] Si tratta di un’epoca di transizione in cui il feudalesimo, consolidato sotto lo shogunato, si stava gradualmente disintegrando. Una delle spinte principali alla transizione venne dal deterioramento delle gerarchie di classe, che erano al centro della società Tokugawa. Il sistema delle quattro classi, che collocava al vertice i samurai, seguiti rispettivamente da contadini, artigiani e mercanti, secondo l’ordine di utilità confuciano, fu minacciato dall’ascesa della classe mercantile. Con il passaggio da un’economia agraria a un’economia capitalistica premoderna, caratterizzata dal rapido sviluppo di un sistema di scambio monetario, si sviluppò un’alleanza tra mercanti e samurai che alterò radicalmente le condizioni sociali ed economiche. […]
Come il film mostra, per sopravvivere i samurai senza padrone, un tempo parte della classe dirigente, si sono ridotti a fare da guardie del corpo per i ricchi mercanti. Mentre i mercanti, affermando il loro potere economico, si alleano con i giocatori d’azzardo locali e cercano di ottenere il controllo della città. Nel rigido sistema feudale, era indecoroso per il samurai parlare apertamente di denaro, ancora di più ostentare il denaro in pubblico. Quando Sanjuro chiede a Seibei una grossa somma per i suoi servigi, un altro samurai si lamenta apertamente con Seibei per l’iniquità della sua retribuzione. Questa violazione del decoro tra samurai è un’altra manifestazione della caduta della loro classe. […]
Un altro aspetto della disintegrazione del sistema feudale è il caos politico e morale che ne deriva. La strada pubblica è stata ridotta a palcoscenico di violenza e non è più sicura. Gli abitanti della città osservano le attività in strada attraverso le finestre e le crepe nei muri delle loro case, perfetti esempi della magnifica ambientazione simbolica di Kurosawa. Finestre e muri, che separano gli abitanti dalla strada, rappresentano la loro prigionia e trasmettono il senso di oppressione provato dagli innocenti in questa città malvagia. Allo stesso tempo sono un simbolo di alienazione. […]
Il terzo aspetto principale della disintegrazione del feudalesimo è la perversione della religione. Il proprietario del ristorante dice a Sanjuro che il mercante di seta ha pregato per la caduta del suo nemico, il mercante di sakè. La religione, che un tempo predicava l’altruismo, è diventata strumento di vendetta personale. […]
Kurosawa apre La sfida del samurai con la pessimistica premessa che il mondo con cui si confronta il protagonista è moralmente, politicamente e religiosamente caotico […]. A partire da questa premessa, Kurosawa introduce il pubblico al tema centrale di La sfida del samurai: “Come può l’uomo venire a patti con una realtà ostile in cui gli uomini annientano gli altri uomini?”.
Keiko McDonald, Swordsmanship and Gamesmanship: Historical Kurosawa’s Milieu in Yojimbo, “Literature/Film Quarterly”, vol. 8, n. 3, 1980
La città è un microcosmo del capitalismo nascente. […] La sfida del samurai riflette lo sconvolgimento vissuto da tutti gli strati della società nel momento in cui il Giappone passò da un ordine sociale feudale a uno capitalistico. Nella prima sequenza, il figlio di un contadino parte da casa per cercare avventura e denaro in città. […] “Tutti cercano soldi facili”, lamenta il padre del ragazzo, parlando a nome di Kurosawa. Più tardi, coinvolto nella battaglia tra le due fazioni di mercanti, il ragazzo urla chiamando sua madre. Il ronin gli risparmia la vita. In fondo, è solo un innocente che si è lasciato sedurre dalla promessa di benessere che nel Giappone del 1860 viene offerta solo ai mercanti. Il film gli consente di sopravvivere perché non appartiene alla classe dei mercanti. […]
Il ronin appartiene a una classe in via d’estinzione, la cui nobiltà è anacronistica perché non può salvare il Giappone. Può salvare una donna, rapita e resa concubina da uno dei mercanti, ma non può salvare la società dal suo inevitabile destino. […] La sfida del samurai è uno dei film più cupi di Kurosawa. Il regista esprime la disperazione degli intellettuali giapponesi che hanno visto il loro paese passare a una fase tecnologica moderna guidato solo dalla ricerca del profitto, nonostante i rapporti feudali persistano. E sono i discendenti dei mercanti di La sfida del samurai, ora direttori di multinazionali, che hanno talmente devastato la campagna da aver lasciato, come nel caso della città dopo la partenza del ronin, ben poco di valore.
Joan Mellen, The Waves at Genji’s Door. Japan Throught Its Cinema, Pantheon Books, New York 1976