Ennio Morricone
Inizialmente avevo rifiutato di fare la musica perché Leone voleva utilizzare il deguello di Tiomkin. Allora mi disse di comporre qualcosa che gli somigliasse. Era quel tipo di richiesta, di imposizione che non ho mai tollerato: perciò presi una ninna nanna che avevo composto per una versione di Drammi marini di O’Neill, cantata da Peter Sisters, e gliela feci ascoltare. Gli piacque. In quel modo lui era accontentato e io ero a posto con la coscienza e l’indipendenza creativa, perché avevo scelto un pezzo mio e preesistente. Poi fu l’esecuzione con la tromba di Michele Lacerenza a renderlo quello che oggi tutti conoscono, appunto simile al deguello. Alla fine confessai tutto a Leone: da allora volle sempre, nelle musiche dei suoi film, l’inserimento di un pezzo preesistente, scartato da altri committenti.
Ennio Morricone, in Quaderno Sergio Leone, a cura di Roberto Pugliese, Circuito Cinema, Venezia, 1989
La scenografia, la fotografia
Ricorda Valerii, “Un giorno passò negli uffici della Jolly l’architetto Carlo Simi, che stava ristrutturando l’appartamento del produttore Colombo. Vide un disegno della scenografia sul tavolo di Leone e ironizzò: ‘E questo sarebbe un interno messicano?’. ‘Perché?’ – rispose Leone – ‘lei saprebbe fare di meglio?’. Senza neanche rispondere, Simi prese una matita e schizzò un interno con un grande soffitto sorretto da enormi travi di legno e robuste capriate. Leone rimase di stucco e lo fece subito assumere al posto di Roccianti. Simi avrebbe fatto le scenografie di tutti i suoi film”.
[…] Le scenografie e i costumi realizzati da Carlo Simi per il film, e per molti altri fondamentali western italiani, erano raffinati e originali. Anche il direttore della fotografia Massimo Dallamano (altro nome raccomandato dalla Jolly) avrebbe apportato un contributo fondamentale, come ricorda Valerii: «Fu il primo a capire che il nuovo formato panoramico del Techniscope – il ‘2P’ o formato a due perforazioni – rendeva necessario un nuovo tipo di primo piano, una sorta di primissimo piano, per non perdere i dettagli più piccoli del viso…Un altro collaboratore fondamentale fu Franco Giraldi [alias ‘Frank Garfield’, che in seguito avrebbe diretto a sua volta western italiani come Sette pistole per i Mac Gregor (1965)], sottovalutato regista di seconda unità».
Leone accettò con gioia l’offerta della location principale: una “main street western” originariamente costruita a Sierra Madrid per i film su Zorro girati da Marchent negli anni 1961-1962, e in seguito usata per uno o due dei primi western italo-spagnoli. Il luogo esatto si chiamava Hojo de Manzanares, vicino a La Pedrizia di Colmenar Viejo nella regione di San Pedro, trentacinque chilometri a nord di Madrid.
Christopher Frayling, Sergio Leone. Danzando con la morte, Editrice Il Castoro, Milano, 2002