La corazzata Potëmkin ha subito tali abusi, manomissioni e interdizioni che la qualifica di film ‘maledetto’ appare legittimamente giustificata. Nella primavera del 1928 i diritti del film risultano venduti in trentotto paesi ma in quattro di questi – Francia, Regno Unito, Italia e Giappone – il film fu proibito dalla censura per un quarto di secolo, in altri quattro – Stati Uniti, Olanda, Finlandia e Svezia – fu distribuito in versioni purgate e in tutti gli altri subì tagli e modifiche arbitrarie.
Ad allarmare gli organi di censura sono proprio le eccezionali qualità che entusiasmarono subito il pubblico, i critici, i cineasti (Chaplin, Lubitsch, etc.), gli artisti (Majakovskij): la forza dirompente e l’originalità del montaggio, la bellezza e l’energia plastica delle immagini che raccontano una storia di rivolta, prodromo della rivoluzione bolscevica. Come vedremo, La corazzata Potëmkin fu subito inquadrato come un film di propaganda comunista diabolicamente efficace e che quindi doveva essere vietato alla visione o accuratamente disinnescato e reso inoffensivo.



L’edizione tedesca

Il primo paese europeo dove Potëmkin approdò dopo essere stato regolarmente distribuito in Russia (dal 19 gennaio 1926) fu la Germania, dove l’ambasciata organizzò una proiezione privata al Schauspielhaus di Berlino, appena due giorni dopo, il 21 gennaio 1926. Il distributore Prometheus, che se ne assicurò i diritti in marzo, tentò strategicamente di presentarlo come una ricostruzione storica priva di valenze politiche e affidò al regista Piel Jutzi la redazione di didascalie in tedesco che in parte omettevano il testo originale e in parte aggiungevano un commento ex novo. Oltre all’amputazione di 123 metri (circa sei minuti), fu modificata anche parte del montaggio, così che, per esempio, il marinaio Vakulincuk non veniva più inseguito e ucciso dopo la vittoria dei marinai insorti, ma durante la rivolta. Ma, forse per intervento diretto del ministero della Guerra, Potëmkin fu proibito il 24 marzo perché giudicato “di natura tale da perturbare in modo durevole l’ordine pubblico e la sicurezza”. La censura pretese altri 30 metri (100 secondi) di tagli: le inquadrature in cui gli ufficiali vengono gettati in mare, i primi piani del cosacco che colpisce violentemente con la sciabola e del bambino colpito a morte sulla scalinata di Odessa. Questa versione di 1587 metri ebbe una diffusione internazionale a partire dalla prima berlinese del 29 aprile 1926 al teatro Apollon, così fortunata che il film fu poi distribuito in ventidue sale: “la Sovkino inviò il negativo originale alla sede della delegazione sovietica di Berlino che doveva organizzare la distribuzione internazionale del film. Il negativo fu così montato secondo le istruzioni della censura tedesca, e quasi tutte le versioni negli altri paesi subirono i segni del suo intervento”.
Il 12 luglio 1926 il film venne sottoposto a una commissione di revisione che lo proibì nuovamente. Il 28 luglio Prometheus fu costretto a presentare una versione ulteriormente ridotta: 1421 metri, con circa sei minuti di nuovi tagli (sempre inquadrature del massacro di Odessa e dell’ammutinamento). Il 5 giugno 1928 Prometheus distribuì una versione leggermente più lunga (1464 metri) presentata come la versione integrale (sic). Nel 1930, con l’avvento del sonoro, il film venne riedito ma è proiettato a 24 fotogrammi al secondo, con un effetto incongruo di accelerazione dei movimenti. Eliminate le didascalie, furono inseriti arbitrariamente cori parlati, rumori e voci. La durata fu ridotta a 1353 metri.
Nel 1933 il regime nazista sequestrò tutte le copie. Il ministro della propaganda Joseph Goebbels lo definì “un film meraviglioso senza eguali nel cinema. La ragione è la sua forza di convinzione. Chi non abbia una fede politica salda, dopo avere visto il film, potrebbe diventare un bolscevico”.




Francia: “un film violento e immorale”

La corazzata Potëmkin venne proiettato a Parigi per la prima volta il 13 novembre 1926 al cinema Artistic, presentato da Léon Moussinac, per iniziativa del Cineclub francese presieduto da Germaine Dulac. Il film venne proibito dalla censura nel 1927, perché “film di propaganda”, “violento”, contenente “immagini immorali” e lo rimase per ventisette anni, durante i quali sarà visibile solo nelle proiezioni private al Casino di Grenelle e nei cineclub. L’associazione di militanti comunisti Amis de Spartacus ne proiettò una copia nei cinema di periferia e in provincia, ma nel 1928 la polizia ne proibì le proiezioni. Il film venne nuovamente sottoposto alla censura l’8 novembre 1950, quando il veto dei rappresentanti del Ministero dell’Interno, della Difesa nazionale e degli Affari esteri confermò l’interdizione perché si riteneva che potesse turbare l’ordine pubblico e il morale dell’esercito. È soltanto dopo la morte di Stalin nel marzo 1953, che Potëmkin ottenne l’autorizzazione alla proiezione pubblica e uscì il 7 ottobre dello stesso anno.




Scandinavia, Regno Unito e Stati Uniti

In Svezia e Danimarca il distributore spostò alla fine le sequenze iniziali capovolgendo il senso della storia, per cui sembrava che gli ufficiali zaristi, nel finale, riuscissero a imporre la loro volontà ai marinai. Il Potëmkin ‘scandinavo’ divenne un film che esaltava il ‘ritorno all’ordine’. Nel Regno Unito il colonnello J.C. Hanna, al servizio del BBFC (British Board of Film Censors), decise di proibire il film il 30 settembre 1926 in quanto espressione di un’“inflammatory working class rebellion”. Appena quattro mesi prima, il 3 maggio, gli operai avevano organizzato uno sciopero generale e questa contingenza finì per pesare sulla decisione del BBFC. Nel 1928 il produttore Ivor Montagu, attivista comunista e responsabile della Film Society, tentò di aggirare il BBFC, sottoponendo la pellicola al giudizio del LCC (London County Council) e del MCC (Middlesex County Council), principali organi di governo locale delle rispettive contee. Ma entrambi confermarono il divieto. Inoltre Scotland Yard nel febbraio del 1929 intervenne presso i distributori del film, Film Booking Offices, per vietare loro di diffonderne copie. Montagu non si diede per vinto e riuscì a organizzare una proiezione al Tivoli Palace il 10 novembre 1929. Prima della Seconda guerra mondiale non vi furono altre proiezioni, a parte alcune private nell’Hampstead e in Scozia. Soltanto dopo la morte di Stalin, nel 1954, il film venne distribuito nel paese.
Dopo l’isolata ‘proiezione evento’ negli Stati Uniti, al Baltimore Theatre di New York il 5 dicembre 1926 (grazie all’interessamento di Douglas Fairbanks), nel 1943 Potëmkin fu parzialmente tagliato, privato delle didascalie e ‘incorniciato’ da un prologo e un epilogo posticci, con l’aggiunta di nuove sequenze (come il lamento di una cittadina di Odessa sul corpo di Vakulincuk) realizzati da William Sekely e Hans Burger e montati da Mark Sorin. In questo ‘centone’ sonorizzato, intitolato Seeds of Freedom, il film di Ejzenštejn era stato ‘trasformato’ in un flashback che visualizza il racconto di un ex marinaio della Potëmkin (Henry Hull), diventato partigiano in Crimea. I dialoghi apocrifi furono scritti dal drammaturgo Albert Maltz, uno dei ‘dieci di Hollywood’, che fu incarcerato durante il maccartismo.




Italia, un dono postumo del Minculpop

Dopo essere stato proibito dal regime fascista, nel 1945 La corazzata Potëmkin finalmente ha una prima proiezione italiana al cinema Alcione di Milano nell’ambito del festival del Cinquantenario del cinematografo. Pietro Bianchi lo definisce “un dono postumo fattoci dal Minculpop che ce lo aveva proibito per vent’anni” (“Candido”, 23 marzo 1946). Ma non poteva prevedere il ‘dono’ della censura democristiana: anche se due copie in formato ridotto continuarono a essere diffuse nei cineclub, nelle case del popolo e nei circoli del cinema, la censura DC continuò a impedirne la proiezione fino alla prima vera del 1960, quando il film uscì regolarmente in Italia. L’edizione è quella sonorizzata sovietica del 1949-1950, con le musiche di Nikolaj Kriukov. Il documento ministeriale (Informazione non presentea osta n. 31223 del 18 febbraio 1960) non riporta nessuna richiesta di tagli. La lunghezza è di ben 1827 metri, dovuta all’aggiunta di un breve documentario iniziale su Ejzenštejn e alla maggiore durata delle didascalie. Il distributore Cinelatina (una società legata al PCI, presieduta dal senatore Egisto Cappellini che era stato un importante partigiano) è una ditta indipendente regionale che, dopo il successo commerciale del film, avrà un’effimera esistenza come distributore nazionale. Mantiene le didascalie in cirillico ma aggiunge un pomposo commento parlato, letto da Arnoldo Foà, che in realtà spesso travisa il significato del testo e omette sistematicamente parole come “bandiera rossa”, “compagno” e “rivoluzione”. Fra gli oltre trenta tagli che a questo punto sono stati inferti al film (dai precedenti interventi censori tedeschi e sovietici), alcuni riguardano proprio la sequenza in cui viene issata la bandiera rossa a Odessa mentre la folla applaude; le scene di partecipazione popolare all’omaggio funebre reso a Vakulincuk con l’eliminazione di quattro inquadrature di una vecchia, tre di donne e uomini che cantano. Secondo Morando Morandini i tagli delle tredici inquadrature più cruente del massacro della scalinata di Odessa (il bambino colpito alla testa, la fucilazione della madre, l’anziana donna col pince-nez che sanguina da un occhio) corrispondono a quelli già effettuati dai sovietici nell’edizione sonorizzata del 1949-50.
L’ultima mutilazione nostrana inferta al Potëmkin ebbe luogo quando venne trasmesso sul secondo canale Rai il 24 febbraio 1964, nell’ambito di un ciclo di film di Ejzenštejn a cura di Gian Luigi Rondi. Rispetto all’edizione del 1960 furono ulteriormente tagliate tutte le didascalie, in sfregio al senso grafico e ritmico per cui erano state concepite dall’autore.




Roberto Chiesi, Un film sedizioso, sovversivo, pericoloso La corazzata Potëmkin e la censura (1926-1964)
(dal libretto dell’edizione Dvd del film)