“Ecco che, dal 1911, dopo il restauro di palazzo Re Enzo di pochi anni prima imposto dalle merlate e triforate fantasie medievistiche del Rubbiani, si decide di completare la ‘pulizia’ degli affacci dei palazzi prospicienti piazza del Nettuno eliminando casette e bottegucce; ma soprattutto si interviene sul lato est del palazzo abbattendo gli edifici a esso addossati (come casa Campogrande e il voltone della Corda) e, proseguendo nello sventramento, si atterra palazzo Lambertini di via degli Orefici con l’adiacente torre Tantidenari, demolendo isolati delimitati da suggestive stradicciole intitolate, per lo più, ai mestieri che vi si svolgevano. Le stesse vie degli Orefici e Caprarie vengono rimaneggiate allineandole e allargandole, sì da consentire l’apertura dell’inedito largo rettifilo di via Rizzoli in linea con via Ugo Bassi, destinato certo a facilitare la scorrevolezza del traffico, come pure a far risaltare la monumentalità delle due Torri, a scapito però agli occhi di molti bolognesi, di antichi e consolidati legami con un’immagine cittadina ora da ridisegnare completamente per la perdita dei tradizionali punti di riferimento fatti pure di famosi luoghi di ritrovo e di esercizi commerciali dalle insostituibili caratteristiche.
Intanto nel 1914 veniva progettato, all’angolo tra le nuove via Rizzoli e piazza Re Enzo, il ‘palazzone’ di Alessandro Ronzani, la prima costruzione realizzata usando cemento armato, anch’esso oggetto di forti polemiche, ma in questo caso a causa del suo essere espressione di uno stile eclettico ornato di decori e di altorilievi, e per la novità, inedita per allora, di offrirsi come contenitore di molteplici attività, dall’albergo al caffè, da appartamenti a magazzini, da circoli a negozi, fino persino a un teatro architettonicamente all’avanguardia, costruito sotto il livello stradale, il Modernissimo”.
Angelo Varni