Il 2024 al Modernissimo si apre con The Dreamers di Bernardo Bertolucci, i classici del cinema italiano e gli “splendidi quarantenni

A gennaio al Modernissimo la retrospettiva dedicata alla cinefilia di Bernardo Bertolucci, in occasione dell’uscita nazionale di The Dreamers. E poi alcuni classici italiani restaurati e una rassegna con i film in uscita 40 anni fa, ovvero quando iniziava la programmazione del Cinema Lumière.

Il 2024 del Cinema Modernissimo si apre nel segno della cinefilia: quella dei tre giovani (Eva Green, Louis Garrel, Michael Pitt) nella Parigi sessantottina ritratti da Bernardo Bertolucci nel suo The Dreamers.

La Cineteca di Bologna distribuirà The Dreamers dall’8 gennaio nelle sale italiane e coglie l’occasione per ripercorrere al Modernissimo una filmografia fatta dei titoli amati dai tre ragazzi e citati nel film, tra classicissimi (come Il circo di Charlie Chaplin e Freaks di Tod Browning, L’angelo azzurro di Josef von Sternberg e Il corridoio della paura di Sam Fuller) e tocchi di Nouvelle vague (come quelli di Jean-Luc Godard e i suoi Fino all’ultimo respiro e Bande à part e di François Truffaut con i suoi 400 colpi e Jules et Jim).

La rassegna Bernardo Bertolucci, ladro di cinema si inaugurerà proprio il 1° gennaio con Jules et Jim e l’anteprima del restauro di The Dreamers (che sarà poi in programmazione dal 6 gennaio): il calendario completo sul sito www.cinetecadibologna.it.

40 anni fa iniziava la sua programmazione il Cinema Lumière: e allora andiamo a vedere cosa usciva in quel 1984.

Dal 2 gennaio al Modernissimo ci sono gli Splendidi quarantenni: da un cult della comicità come Non ci resta che piangere, che inaugura la rassegna, a Bianca, da C’era una volta in America a Brodway Danny Rose, da Innamorarsi a La storia infinita, da Nightmare a Stranger than Paradise.

Ed ecco anche una rassegna di classici del cinema italiano che si apre il 4 gennaio con Il giorno della civetta di Damiano Damiani da Leonardo Sciascia: una selezione di titoli, recentemente restaurati o digitalizzati, che attraversa epoche, generi e autori del cinema italiano, testimoniandone la varietà di sguardi, la vivacità, la capacità di intercettare sentimenti collettivi, passaggi storici fondamentali, gusti del pubblico in continua mutazione. Ci si accorge così che nello stesso decennio possono convivere umori opposti e avversi: negli anni Cinquanta si passa dall’incontro tra due geni della tradizione partenopea come Totò ed Eduardo Scarpetta (Miseria e nobiltà) alle nuove inquietudini borghesi di Antonioni (Il grido), nei Sessanta dalla caustica comicità di Salce e Tognazzi (Il federale) alla denuncia cronachistica di Damiano Damiani (Il giorno della civetta). Fino a raggiungere gli anni Settanta, con un cult di Steno che avrebbe rivoluzionato le regole della commedia all’italiana: Febbre da cavallo.

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