Crescere sul web: da Margherita e Giulia a Ryan Kaji. Il fenomeno delle piccole star di YouTube

Da quando internet è entrato a far parte del nostro quotidiano ha rivoluzionato le nostre abitudini, sia nel tempo libero che al lavoro. Anche il mondo dell’infanzia ha subito profondi mutamenti: infatti il web, e più nello specifico YouTube, è diventato lo strumento di intrattenimento maggiormente utilizzato dai bambini. Per i cosiddetti nativi digitali, cioè quella fascia di popolazione nata negli anni 2000 che non che mai conosciuto un mondo senza internet, sembra che la televisione abbia perso fascino, preferendo trascorrere i pomeriggi a guardare video su YouTube. Internet, al contrario della TV, offre una quantità di contenuti infinitamente più ampia e, nella maggior parte dei casi, non indicata per l’infanzia; inoltre, la maggior parte dei bambini non è seguita mentre naviga sul web, esponendoli a diversi pericoli.
Ma i bambini non sono solo spettatori passivi, spesso sono proprio loro a realizzare i contenuti per i loro coetanei. Ne sono un esempio Margherita e Giulia, rispettivamente di dodici e nove anni, le due sorelline protagoniste del documentario Marghe e Giulia – crescere in diretta girato da  Francesca Sironi e Alberto Gottardo. Il documentario segue per un anno le vicende delle due sorelline diventate popolarissime sul web grazie ai loro video su YouTube, dove raccontano non solo gli avvenimenti importanti della loro vita, ma anche la loro quotidianità. Dall’apertura dei regali di Natale alle mattinate a scuola, nessun momento della loro vita viene nascosto alla rete. Il tutto col benestare dei genitori: soprattutto del padre, che spesso è il vero regista dietro lo smartphone e che passa le sue serate a montare i video. La leggerezza con cui i genitori offrono la loro infanzia in pasto alla rete e anzi incoraggiano le figlie a creare sempre più contenuti, è forse la cosa che lascia più sconcertati; infatti sembrano non curarsi delle ripercussioni che ciò potrà avere per loro nel futuro. Gli spazi che Margherita e Giulia vanno a occupare sono quelli effimeri della rete, dove tutto nasce e muore nel giro di pochi clic.
Quello di Margherita e Giulia non è un caso unico, ma un fenomeno di portata globale: infatti a dominare la classifica di Forbes sugli youtuber più pagati del 2019 è Ryan Kaji, un bambino di soli otto anni. In Italia questa classifica sembra essere dominata da Leonardo D. che possiede due canali Youtube, dei quali uno è dedicato esclusivamente alla recensione di giocattoli.
La maggior parte di questi video verte su un’unica tematica, ovvero quello dell’unboxing, cioè la pratica di scartare i giocattoli e farne una recensione, cosa che ritroviamo anche nel documentario. Questi rapporti economici tra i vari brand, che chiedono di essere recensiti nei video, sono tenuti dai genitori; riesce difficile quindi pensare che il bambino abbia completa consapevolezza di quello che sta facendo. Come risulta difficile che un bambino abbia così tanta dimestichezza nel montare video, o nell’occuparsi di far aumentare gli iscritti sul canale. I vari produttori di giocattoli usano di fatto questi bambini per incrementare le vendite: vedere un coetaneo che promuove un prodotto funziona più di qualsiasi altro tipo di pubblicità. Questi bambini vengono allora letteralmente sommersi di giocattoli e gadget ogni giorno: una sorta di paese dei balocchi distopico dove il gioco perde di tutto il significato. Diventa così un atto meccanico che dura giusto la durata di un video, dopo bisogna recensire un altro giocattolo, ed è necessario parlarne bene, altrimenti il Babbo Natale delle collaborazioni cancellerà il nome del bambino dalla sua lista.
Viene da chiedersi chi ridarà indietro a Margherita e Giulia, e a tutti questi bambini, il tempo della loro infanzia: quel tempo dove tutti facciamo delle cose imbarazzanti e scopriamo tante cose, tra cui anche la nostra interiorità. La condivisione di tutto ciò, indiscriminatamente, non potrà che avere delle conseguenze su di loro e su come si approcceranno al prossimo; in primis perché è stato negato loro il diritto alla riservatezza. A questi bambini viene insegnato che loro valgono non per ciò che sono, ma solo in relazione al numero di follower su internet che riusciranno a conquistarsi. Un bambino ha il diritto di essere quello che è: solo un bambino e non una celebrità che deve compiacere gli altri. Ha il diritto a un’infanzia serena lontano dagli sguardi altrui, anche quando a esporlo sono i suoi stessi genitori.

di Anna Casula
Corso di alta formazione per la diffusione della cultura e del patrimonio cinematografico (Rif. PA. 2019-11896/RER/01 approvata con DGR n. 1277/2019 del 29/07/2019)

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