Le foto del babbo

Un progetto della Cineteca di Bologna dedicato a Nino Comaschi per festeggiare il nuovo anno, con uno spettacolo (al Cinema Modernissimo), un libro (Edizioni Cineteca di Bologna) e una mostra (alla Galleria Modernissimo).

Uno spettacolo, una mostra, un libro. Protagonista un uomo (e le sue foto): Nino Comaschi. Le foto del babbo è il progetto che la Cineteca di Bologna, per festeggiare il nuovo anno (con il contributo di Emil Banca), dedica al grande fotoreporter bolognese Nino Comaschi (1907-1980), curato dal figlio Giorgio Comaschi e dallo storico Giuseppe Savini.

Si inizia lunedì 2 dicembre, alle ore 20.30 al Cinema Modernissimo, con l’anteprima dello spettacolo nel quale Giorgio Comaschi, munito della sola macchina fotografica del padre (quella originale d’epoca!) e degli indispensabili sgabellini per dare una prospettiva migliore agli scatti allo stadio Dall’Ara, impersonerà proprio Nino Comaschi.
Lo spettacolo andrà poi in scena, sempre al Cinema Modernissimo, anche la notte di San Silvestro, per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.

Tornando alla serata di lunedì 2 dicembre, lo spettacolo sarà preceduto dalla presentazione del libro con Giuseppe Savini e il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli: sempre intitolato Le foto del babbo e fresco di stampa per le Edizioni Cineteca di Bologna (pp. 184, € 23), contiene uno scritto di Giorgio Comaschi, mentre le parole di Giuseppe Savini accompagnano il susseguirsi di centinaia di foto scattate da Nino Comaschi.

Ma Le foto del babbo è anche una mostra, che verrà allestita dal 12 dicembre negli spazi della Galleria Modernissimo, affiancando così le mostre Tutti De Sica e Bar Luna.
Un archivio sterminato, quello di Nino Comaschi, che la Cineteca di Bologna ora conserva e, dopo averlo studiato e digitalizzato, valorizza con un’operazione atipica, ovvero la creazione di uno spettacolo che faccia conoscere un fondo importante per la storia della città.

Non mi sarei mai immaginato di raccontare Nino, mio babbo, in questo modo. Calandomi nei suoi panni, parlando con la sua voce”, dice Giorgio Comaschi. “Dopo tanti anni, dal 1980 per l’esattezza, da quando, come dice qualcuno a Bologna con un’espressione bellissima, è andato a star via. Cioè ha cambiato casa. L’idea di parlare di Nino in prima persona mi ha fatto provare un’emozione alla quale non so se resisterò quando sarò sul palco, con la sua Rollei 6×6 a tracolla, a rappresentare lo spettacolo. Troppo forte, troppo profonda. Ho conosciuto Nino di più facendo questo lavoro di quanto l’ho conosciuto nel periodo in cui l’ho vissuto da vicino. Quando più che un babbo era un amico grande, nel senso dei quarantasette anni di differenza. Dalle mie paure del buio, da piccolo, nella sua camera oscura, quando sviluppava le foto, con solo la lucina della brace della sigaretta, al rito dell’andare allo stadio insieme alla domenica, dietro alla porta con lui e con la Leica a tracolla”.

L’idea di questo spettacolo – racconta Giuseppe Savini –, che poi è diventato un libro e un’esposizione, viene dalla mostra Bologna Fotografata, allestita nel 2023 dalla Cineteca, nella quale raccontammo non solo storie di foto, di persone e luoghi, ma anche di quanti avevano realizzato quegli scatti: i fotografi. Tra le migliaia di immagine e le decine di fondi fotografici consultati per preparare la mostra, l’Archivio Comaschi mi è rimasto impresso. Del suo lavoro, più che di altri, mi pareva potesse essere facile, curioso e divertente, seguirne le orme scoprendo la Bologna che ci ha voluto lasciare”.

Trent’anni al “Resto del Carlino”. Trent’anni da fotoreporter a guardare e a raccontare Bologna e quello che accadeva. Giornate a cercare la notizia, ad accompagnare i giornalisti, a seguire comizi, funerali, adunate, eventi sportivi, spettacoli, disgrazie; e poi le notti a fare la chiusura, ad aspettare le bozze appena uscite dalle rotative o a fare “il giro” tra questura e ospedali.

È questo il racconto in prima persona di Nino Comaschi, ricostruito da due innamorati di Bologna, suo figlio Giorgio, attore e performer, che questa storia la porta anche sul palcoscenico, e Giuseppe Savini, storico, studioso e appassionato di fotografia. Un racconto imbastito attraverso i ricordi e gli aneddoti che Nino ha lasciato, ma soprattutto grazie al suo sterminato archivio fotografico, ora conservato dalla Cineteca di Bologna.

Comaschi lavorò al “Carlino” dal 1935 fino agli anni Settanta, passando pian piano dalla macchina fotografica a quella da scrivere. Anni che portarono dalle adunate oceaniche a un progressivo sgretolamento del regime ormai avviato a passo di marcetta verso la catastrofe. Poi la guerra, la Liberazione e il boom. Una parabola e una comunità che Comaschi ha saputo cogliere anche dietro le quinte delle occasioni ufficiali, grazie al suo sguardo disincantato e “distratto” – come preferiva definirlo –, attento agli aspetti modesti e quotidiani, a volte bislacchi, del vivere.

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Le foto del babbo

Uno spettacolo, un libro, una mostra per festeggiare il nuovo anno

A cura di Giorgio Comaschi e Giuseppe Savini

Promosso dalla Cineteca di Bologna, con il sostegno istituzionale di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, e il contributo di Emil Banca

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