Report 22 novembre 2020 | Film di ieri, registi di domani

Il 22 novembre 2020 all’interno del festival Visioni Italiane, alla sua ventiseiesima edizione, si è tenuto l’ultimo incontro della settimana con gli autori esordienti sulla piattaforma MYmovies. Tra gli ospiti vi erano Alberto Gottardo e Francesca Sironi, autori di Marghe e Giulia – crescere in diretta, Veronica Spedicati, regista de Il nostro tempo, Simone Bozzelli per il suo Amateur, Beppe Tufarulo, regista di Baradar, Giuseppe Cardaci de Una tradizione di famiglia, Emanuela Muzzupappa di Accamòra (in questo momento) e Maria Steinmetz e Andrea Martignoni per Memorie di Alba. A dirigere l’incontro con gli autori erano presenti il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli insieme ad Anna Di Martino, selezionatrice e direttrice artistica del festival.
Nonostante la diversità delle opere sono emerse alcune tematiche ricorrenti, prima fra tutte, quella della famiglia. All’interno del racconto di Alberto Gottardo e Francesca Sironi, ad esempio, troviamo innanzitutto una famiglia: quella delle due piccole protagoniste del documentario Marghe e Giulia – crescere in diretta. Per cercare di comprendere come riescano due bambine di dodici e nove anni a gestire nell’ambiente familiare l’impegno di pubblicare una media 5 video a settimana sulla piattaforma di YouTube, i due registi hanno passato molto tempo a casa della loro famiglia, composta anche dal papà Luigi e dalla mamma. È servito del tempo per conoscersi e per riuscire a creare una sinergia fra la loro macchina da presa e i telefonini con cui le bambine si riprendono tutti i giorni. Durante i mesi di riprese, hanno assistito, inoltre, alla crescita esponenziale dei follower che, affezionati, seguono le vicende di Marghe e Giulia sia su Instagram che su Youtube. Ma da quel che raccontano, l’aspetto più sorprendente è stato notare come, nonostante capiti che vengano riconosciute per strada e fermate per scattare qualche selfie, per le due giovani youtuber non ci sia una sostanziale differenza tra la vita “reale” e quella ripresa con i loro cellulari.
Anche Giuseppe Cardaci, che nel suo cortometraggio Una tradizione di famiglia dirige Ivano Marescotti insieme a Matilde Gioli e Erica del Bianco, decide di mettere in scena una dinamica familiare raccontando il momento in cui, dopo un grave lutto, si rompe quell’atmosfera di normalità in cui i tre componenti della famiglia, padre e due sorelle, fingevano di poter continuare a vivere. Da quel momento tutto cambia e la tensione lascia spazio, anche grazie all’evidente sintonia fra gli attori, ad un sincero pranzo di famiglia.
Una diversa suggestione familiare emerge dall’opera di Veronica Spedicati Il nostro tempo, che la riporta nei luoghi della sua infanzia: la campagna e il lungomare di Manduria in Puglia. Qua riesce, scrutando nei suoi ricordi e le numerose fotografie di famiglia, ad affrontare la tematica dell’infanzia, il passaggio da bambini all’età adulta e il conflitto padre-figlia.
L’intento di Emanuela Muzzupappa, nel suo Accamòra, è quello di ricreare una bolla spazio-temporale in cui riuscire ad evocare l’atmosfera familiare solamente attraverso le parole dei due fratelli protagonisti. Girata nella sua Calabria, l’opera sintetizza in una giornata, attraverso molti silenzi, il racconto di tre tempi: quello della raccolta dei fichi, il tempo dei ricordi dell’infanzia e infine quello in cui realizzano la fine di questa tradizione.
Al centro di Amateur di Simone Bozzelli troviamo l’idea di ambiguità: sia nella parte finale del corto, che lascia il dubbio allo spettatore che Christopher abbia condiviso ai suoi amici i video dell’incontro amoroso con Serena in un caldo pomeriggio d’estate; sia nella reazione della protagonista che forse ha capito il gioco e ne è complice. Il titolo Amateur richiama un’atmosfera che emerge nei pochi minuti del film, ovvero il desiderio di vivere un amore in maniera dilettantesca. Citando, inoltre, l’altra sua opera in concorso a Visioni Italiane, J’ador, Bozzelli trova un comun denominatore nel modo di esporsi dei suoi protagonisti, che arrivano a superare i propri limiti per compiacere la persona amata.
I giovani protagonisti di Baradar sono Ali e suo fratello Mohammed, profughi di dieci e diciotto anni, che rimasti orfani, sono riusciti a scappare da Kabul ma ora sono costretti a separarsi per sempre. Beppe Tufarulo racconta di come, grazie a Francesco Casolo, suo amico, scrittore e sceneggiatore, è venuto a conoscenza di questa storia. Il finale del suo cortometraggio che vuole fungere da trailer per un lungometraggio futuro, si concentra sul momento in cui Ali si ritrova solo a dover affrontare il mondo. Ali adesso vive in Italia, ha studiato e si è laureato e con il regista ha provinato i ragazzi che avrebbero dovuto interpretare lui e suo fratello.
Il progetto di Andrea Martignoni Memorie di Alba è un film che combina animazione e materiale d’archivio e racconta l’incontro di Alba e Pierino. L’idea nasce dopo un’intervista registrata da Andrea alla madre Alba: ascoltando i suoi racconti e grazie alla piattaforma di Home Movies riesce a recuperare dei filmati del matrimonio dello zio nei quali ritrova alcune delle immagini di cui parlava sua madre nell’intervista. Da qui inizia un lungo lavoro di creazione di materiale di animazione con Maria Steinmetz per legare le parole della madre alle immagini in bianco e nero.

di Claudia Lapenna
Corso di alta formazione per la diffusione della cultura e del patrimonio cinematografico (Rif. PA. 2019-11896/RER/01 approvata con DGR n. 1277/2019 del 29/07/2019)

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