In entrambi i film, uno ambientato nella Francia d’inizio Novecento, l’altro nell’America degli anni ’70, la vicenda nasce dalla convivenza forzata di un gruppo di studenti, che rimane in collegio durante le vacanze, e un professore scorbutico: “Dopo aver visto Merlusse di Marcel Pagnol – ha detto Alexander Payne –, non sono più riuscito a togliermelo dalla testa. Tempo dopo ho letto un pilota scritto da David Hemingson ambientato in un collegio maschile ed era meraviglioso. Ho chiamato David e ho subito dovuto chiarire che non avevo intenzione di lavorare su quel progetto, ma volevo sapere se avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di scrivere la sceneggiatura di un lungometraggio basato su un’idea diversa”. E così è nato The Holdovers.
“Per il film Marcel Pagnol attinse al proprio racconto L’Infâme truc (pubblicato nella rivista “Fortunio” nel 1922) e lo realizzò negli spazi interni ed esterni del liceo Thiers di Marsiglia, dove aveva studiato da ragazzo”, scrive lo storico del cinema Roberto Chiesi. “Non è l’unico elemento autobiografico: il personaggio dell’insegnante e sorvegliante Blanchard è arrivato da poco tempo nel liceo dopo ventiquattro anni di lavoro a Digne, Tolone, Montpellier e Aix, gli stessi luoghi dove Pagnol aveva insegnato inglese da giovane. I freddi ambienti dell’istituto diventano il teatro di una storia ‘morale’ sulla falsità delle apparenze e il valore della comprensione e del rispetto reciproci. A Natale, alcuni allievi sono costretti a rimanere nel liceo senza poter raggiungere le famiglie. Il preside e il censore decidono di affidare a Blanchard l’incarico di sorvegliarli in classe e nel dormitorio anche se sono consapevoli della sua impopolarità fra gli studenti. Blanchard, infatti, è detestato a causa della sua severità, della fisionomia sinistra (ha un occhio di vetro, conseguenza di una ferita di guerra) e dell’odore sgradevole che emana, un lezzo di pesce che gli è valso il soprannome di Merlusse (Merluzzo). Ma i personaggi di Pagnol hanno sempre un’umanità complessa: colpito dall’infelicità dei ragazzi, Merlusse, senza dire parola, acquista per loro dei doni a sorpresa. Gli allievi lo riabilitano e ricambiano la sua generosità. Pagnol mostra con finezza i dettagli comportamentali che diventano rivelatori della verità dei personaggi e coglie il sentimento di solidarietà che nasce dal dolore della solitudine (anche Merlusse, infatti, si sente escluso e abbandonato)”.