4 voci per Vittorio De Sica: la Cineteca di Bologna celebra il maestro del Neorealismo, a 50 anni dalla scomparsa avvenuta il 13 novembre 1974, con la mostra Tutti De Sica alla Galleria Modernissimo e la lunga retrospettiva al Cinema Modernissimo, che si arricchisce di critici, docenti, studiosi che ripercorrono la carriera artistica di De Sica, presentando 4 restauri realizzati dalla Cineteca di Bologna.
4 giorni al Cinema Modernissimo da domani, venerdì 1° novembre, a lunedì 4 novembre. Inizia domani, venerdì 1° novembre alle ore 17.45, Paolo Mereghetti con Sciuscià. Sabato 2 novembre alle ore 18, Roy Menarini presenterà Ladri di biciclette. Domenica 3 novembre alle ore 18.15, Gian Luca Farinelli, curatore della mostra Tutti De Sica, presenterà Miracolo a Milano. Lunedì 4 novembre alle ore 18, Marco Antonio Bazzocchi presenterà Umberto D..
Realizzato nel 1946, Sciuscià fu il primo film non statunitense a vincere un Premio Oscar: vita di strada, riformatorio e fuga di due piccoli lustrascarpe romani. Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, ruvidezza ancora intrisa di guerra, attori strappati alla miseria, pedinamento fiabesco. Capolavoro d’umanesimo neorealista: “Erano i giorni che sapete e ne avevo già visto abbastanza per sentirmi profondamente turbato, sconvolto”, ha detto De Sica. “Pensavo: adesso sì che i bambini ci guardano! Erano loro a darmi il senso, la misura della distruzione morale del paese”.
Oscar anche per Ladri di biciclette, realizzato nel 1948: Alexander Payne, nei giorni scorsi al Modernissimo proprio per parlare di De Sica, ci ha assicurato che la semplicità del plot di Ladri di bicilette (un uomo ruba una bicicletta, un altro uomo cerca la bicicletta) è di bellezza inarrivabile.
D’altronde, diceva De Sica: “Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è così pieno di una reale angoscia?”. Ladri di biciclette è uno dei capolavori realizzati in coppia con Zavattini.
Sempre con Zavattini è realizzato, nel 1951, Miracolo a Milano, che ci porta invece in una atmosfera favolistica. Lo storico direttore artistico del festival Il Cinema Ritrovato, Peter von Bagh, ne parlava così: “Un’opera lirica nella quale la lotta per l’alloggio di un gruppo di vagabondi viene presentata come una fantasia. Gli abitanti proletari della baraccopoli sono in costante conflitto con un potente capitalista. La forma è sia marcatamente realista sia aperta a tocchi surrealisti. L’accumulo di situazioni grottesche e surreali, felliniane ante litteram, passa in affettuosa rassegna un’umanità straordinariamente versatile. La visione comica assume a sua volta dimensioni politiche e storiche perfino più vaste”.
Umberto D., del 1952, è un film segnato dalla leggendaria polemica tra De Sica e l’allora sottosegretario con delega allo spettacolo Giulio Andreotti, che ebbe a dire: “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Umberto D. è un ritratto dell’Italia del Dopoguerra attraverso la vicenda di un uomo comune e della sua profonda dignità. “Non era la sua storia – ha detto De Sica –, ma ci misi tutto l’amore per mio padre, la sua vita grama, gli stipendi sudati, le privazioni, la dignità e il decoro morale della piccola borghesia”.