Montaldo trascrive con toni antieroici il celebre romanzo resistenziale di Renata Viganò, affidando al volto bergmaniano di Ingrid Thulin il ruolo della lavandaia analfabeta che acquisisce una coscienza civile e antifascista fino a diventare staffetta partigiana.
Decisivo, nel film come nella storia, il ruolo del paesaggio – il film venne girato nella bassa romagnola al confine con le valli di Comacchio – che con alti argini fluviali, canali e zone umide, aveva reso possibile anche in pianura l’organizzazione clandestina nell’ultimo anno di guerra.
Per gentile concessione dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia