Voglio proprio vedere. Vita, opere e visioni di chi ha amato la fotografia

Dieci conversazioni mattutine di Michele Smargiassi
novembre 2024 – aprile 2025, ore 11
Cinema Modernissimo, Bologna

La fotografia è stata data per morta fin troppe volte: con l’avvento del cinema, con l’avvento della televisione, con l’avvento del digitale e di Internet, ora con l’intelligenza artificiale… Eppure è ancora viva, straordinariamente viva. Non sono mai state prodotte tante fotografie come negli ultimi anni. Che cosa rende la fotografia assieme così fragile e così resistente? Qual è il segreto di questo strumento magico che sembra essere un dono degli dèi, più che un furto di Prometeo? Calunniata, sospettata, criticata da grandissimi intellettuali, ha unito fra loro le persone comuni, ci ha commosso, informato, stupito, spaventato. Per una volta, allora, proviamo a mettere da parte, senza dimenticarli, tutti i suoi difetti, tutte le sue colpe, e pensiamo a lei, alla sua storia, ai suoi eroi celebri e sconosciuti. Un ciclo di incontri non accademici, dieci racconti insoliti, dieci attraversamenti un po’ casuali, un po’ trasversali della sua storia, per ripensare tutto quel che eravamo convinti di sapere di sapere della fotografia, questa vecchia amica malandata ma vitale, per conoscerla, apprezzarla, magari ringraziarla per quel che ha fatto per noi nei due secoli brevi e intensi della sua vita. Presto, prima che i robot se ne impadroniscano.

Tutti gli incontri avranno inizio il sabato mattina alle 11, al cinema Modernissimo di Bologna, e avranno una durata di 90 minuti circa. L’ingresso è gratuito dietro prenotazione online.

9 novembre

Ogni cosa è illuminata.
Tina Modotti in lotta fra arte e vita

Lezione inaugurale, seguita da una lettura teatrale dell’intervista impossibile a Tina Modotti con Betta Cucci

Biografata a morte, trasformata in icona pop, oggetto di interessi non di rado morbosi, di attenzioni rivolte più alle fotografie che fecero a lei più che a quelle che lei fece al suo mondo: di Tina Modotti conosciamo le mille vite di artista, attrice, fotografa, intellettuale, militante, agente segreto, sognatrice, ma abbiamo tutti ignorato la lezione più profonda: la sua battaglia per tenere assieme arte e vita, passione e azione, contemplazione e rivoluzione. Tanti interrogativi lasciò aperti la sua scomparsa improvvisa e prematura. Sarebbe stato bello farle molte domante. Io ci ho provato lo stesso…

7 dicembre

Lo schiavo felice.
Man Ray, un americano a Parigi

Per lui, vita e arte erano la stessa cosa. Visse nella città più viva del mondo i decenni più vivi del Novecento. Usò la fotografia, cercando di domarla, senza mai essere troppo sicuro di averla compresa, finendo per obbedirle ciecamente. Man Ray non fu, umanamente, una figura affabile e simpatica, benché molti lo ricordino così. Ma la storia della fotografia è più debitrice di quanto non abbia voluto ammettere a quel lottatore solitario, contraddittorio, donchisciottesco, astuto, disordinato, sarcastico, presuntuoso, che amò la fotografia diffidando delle sue arti da maga Circe, e così facendo, almeno un po’, le impedì di trasformare i suoi adoratori in animali obbedienti.

11 gennaio

La liberazione sessuale dei ricchi.
Helmut Newton e il riscatto del guardone


La prima legge di Newton (Helmut, non Isaac) la formulò lui stesso in un solo lapidario aforisma: “Bisogna essere sempre all’altezza della propria cattiva reputazione”. Il
bad boy della fotografia di moda, il fotografo che portò il nudo fuori dalla gonna dell’arte, il grande voyeur che liberò la high class internazionale dal dovere della rispettabilità, il precursore di un mondo che ama più sentire che pensare, cioè il mondo in cui viviamo oggi, era davvero così spensieratamente libertino come ce lo hanno dipinto? O magari nella sua storia sfrontata è nascosto un segreto molto meno fanfarone, più oscuro e doloroso?

18 gennaio

Staccarsi da terra.
Philippe Halsman dalla tragedia alla leggerezza


Fece staccare i piedi dalla loro ombra a centinaia di celebrità divertite, ma anche a sussiegosi serissimi politici. Laconicamente geniale intuì questa semplice verità fisio-psicologica: che la libertà galleggia poche spanne sopra il suolo, tanto che basta un piccolo salto per raggiungerla. Inventore di genialità, gemello di Dalì, l’uomo che fotografava il mondo mentre salta, autore di 101 copertine di Life, per tutta la vita cercò di dimenticare e far dimenticare quei pochi ma terribili anni giovanili in cui era stato accusato di parricidio da un complotto razzista, e il mondo si era mobilitato per salvarlo.

1° febbraio

Una civiltà ferita.
Dorothea Lange nell’America degli anni bui


Negli anni più bui dell’America, dopo il grande crollo del ’29, quando la povertà si riversava nelle strade, assaliva i treni diretti all’Ovest, quando il vento caldo desertificava le pianure, lei scese per quelle strade col suo piede zoppicante, e volle e seppe essere l’occhio di tutti, una fotografa “pubblica”, al servizio dello stato ma soprattutto al servizio dei suoi contemporanei. Creò icone indimenticabili, come la Madre migrante, Madonna del Novecento. Però diceva: “Il mondo è pieno di buone fotografie, ma per essere buone le fotografie devono essere piene di mondo”.

15 febbraio

La sinfonia delle altitudini.
Ansel Adams e la creazione del paesaggio mistico


Amava le sue montagne forse più degli esseri umani. Fece di loro le divinità della religione americana. No, quel paesaggio non era degli anglosassoni bianchi, che lo avevano rubato ad altri, però Adams firmò un patto di pacificazione fra le lotte degli uomini e la natura. Voleva essere solo un difensore del paesaggio primordiale, ma fu un fabbricante di leggende naturali efficienti. In mancanza di un fondamento etnico o storico, fu lui a creare l’ideologia di un dono divino, quello di una generosissima, possente terra promessa, sul cui mito nel Novecento gli americani hanno edificato il proprio orgoglio ideologico di nuovo popolo eletto.

1° marzo

Il cielo come limite.
Margaret Bourke-White, femminista suo malgrado


Diciamolo: non stava simpatica a nessuno. Anche le femministe sue postere non la inserirono mai nel loro Pantheon. Ma nessuno, nel suo successo di grande pioniera del reportage, le regalò mai nulla. Ambiziosa, ostinata, spregiudicata, anche arrivista: ma era necessario. Per rompere il soffitto di vetro che impediva alle donne di raggiungere la cima, accettò di mettersi “una lente al posto del cuore”: almeno questo le rimproverò un mondo di fotografi maschi che faticarono sempre a sopportare il suo successo, caparbiamente cercato, tenacemente costruito, raggiunto con le sue sole forze.

15 marzo

Gozzoviglie d’un teste in trance.
William Klein, il guastatore dell’umanesimo


Come una granata, le sue fotografie esplosero nel torpore del secolo dell’immagine, e sterminarono sul colpo ogni traccia di umanesimo. Beffardo, irruente, sgarbato, autocentrato, irriverente testimone ubriaco e inaffidabile dell’insensata baldoria del reale, in un mondo che ha perso le certezze finalistiche delle grandi narrazioni. Ma chissà come, non c’è fotografo dopo di lui che non abbia confessato: Klein mi ha cambiato la vita e lo sguardo. “Pronti, puntare, scattare. Di proposito. Per caso. Scattare. Il rischio. Ma solo un colpo. Tutto o niente. Bang, sei morto. Oppure vivo”.

29 marzo

Una carezza o un cazzotto.
Letizia Battaglia, la bellezza nel sangue

Ha fotografato la morte, la morte penosa e sporca delle guerre di mafia. Ma lei voleva fotografare la vita. L’amore per la vita, che le era mancato così spesso. Una donna indomita, che nessuno è riuscito a domare, perché era una donna indomabile. Una donna fortissimamente fragile, per tutta la vita vissuta all’insegna dell’ossimoro che è il suo nome. Delusa, ossessionata dalle sue fotografie, mai pentita di nulla, fino alla fine pronta a fronteggiare la realtà, a carezze o a cazzotti.

12 aprile

Rughe della natura matrigna.
Mario Giacomelli, il più leopardiano dei fotografi


Il grande irregolare, il grande appartato, meteora nella fotografia italiana e non solo. Non l’essere nati nella stessa terra lo accostò a Giacomo Leopardi, ma avere condiviso lo stesso senso epico e tragico della “infelicissima vita dell’universo”. Rughe dei campi e della pelle dei vecchi, pianto delle pietre e degli animali al macello: nel mondo di Giacomelli ogni cosa si riflette nell’altra, e tutte nel dolore intimo, sottile, sopportato e insopportabile dell’anima. Forse è stato, il suo, il tentativo più nobile e ambizioso di fare poesia con le fotografie.