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Nel 2015 la Cineteca di Bologna acquisisce il Fondo Albert Samama Chikli, in continuità con un lavoro di ricerca e valorizzazione del patrimonio filmico ed extra filmico dei Paesi arabo-mediterranei.
La composizione del fondo rispecchia perfettamente la complessità del suo titolare. Uno dei tratti fondamentali è sicuramente quello della sperimentazione tecnica, che porta Chikli a cimentarsi in modo curioso e libero con le nuove tecnologie della modernità.
Lo studio di lettere, fatture, appunti autografi e fotografie contenuti nel fondo ha rivelato i dettagli di una carriera dietro la macchina da presa che va dal 1905 al 1924 e ha consentito di stabilire, per la prima volta, una filmografia di oltre cento titoli.
Albert Samama non è una nota marginale nella storia del cinema, una presenza effimera ed esotica: è stato un pioniere, una figura di spicco degli albori del cinema e il primo cineasta del continente africano.
Albert Samama Chikli (1872-1934), coevo dei fratelli Lumière, è stato pioniere del cinema tunisino, geniale fotografo, tecnofilo e inventore, marinaio, principe, nomade, artista poliedrico e libero, che ci riporta sulle sponde di un Mediterraneo centro propulsore di movimento e comunicazione e incontro tra molteplici e varie forme di pensiero, di sapere e di civiltà. Dai meravigliosi scatti di Chikli emerge un profondo amore per il suo paese, la Tunisia, di cui ci mostra il profilo dall’alto di un pallone aerostatico, i lavori della campagna e della pesca, il mondo beduino del grande sud, la ricchezza di una città colonizzata ma fiorente come Tunisi. I suoi film rivelano un indiscusso talento e una chiara consapevolezza dell’enorme potenza del cinema nonché un pensiero moderno e libero.
Primo cineasta e produttore africano, Chikli gira film a partire dai primi anni del Novecento e fino agli anni Venti. Documenta la Grande Guerra per l’armata francese e realizza, in collaborazione con la figlia Haydée, sceneggiatrice e attrice, due lungometraggi di finzione.
Fin dall’acquisizione è stata chiara l’eccezionalità di questa collezione e l’eterogeneità dei materiali che la compongono. Si tratta di un archivio estremamente ricco ma
non privo di lacune, che comprende circa 15.000 unità fotografiche e 4.000 unità documentali. Si va dal 1872 – dalla data che si legge nel verbale di un processo contro gli assassini di Angelo Grego, zio materno di Albert – agli anni Novanta del Novecento – tra le ultime fotografie, uno scatto a colori dell’elegante e ormai anziana della figlia Haydée Tamzali. All’interno di questi confini cronologici si colloca il nucleo centrale dei materiali legati alla vita e all’opera di Samama, tra gli anni Novanta dell’Ottocento e la fine degli anni Venti del Novecento:
La collezione fotografica
Uno dei tratti peculiari e di maggiore interesse di Samama fotografo è la sua spiccata propensione alla sperimentazione tecnica, che lo porta a cimentarsi in modo curioso e libero, da autodidatta, con le nuove tecnologie della modernità.
I positivi, stampati a contatto o a sviluppo, sono stati in alcuni casi, spesso i più antichi, montati su cartone o cartoncino, e sono stati prodotti nei formati più vari, dai più piccoli a quelli standard, in pochi casi in grandi formati. Molto preziosi e meno consistenti sono i nuclei di trasparenti: circa 1.000, tra negativi e positivi, su lastre di vetro, molte stereoscopiche; circa 1.200 negativi e positivi su pellicola; una cinquantina di autochrome e 20 lastre Olikos, un apparecchio per riprese amatoriali. Sono inoltre presenti alcuni vetri per lanterna magica.
Per la parte fotografica si è deciso di suddividere i materiali seguendo il filo della vita e delle attività professionali di Samama. Si sono dunque individuate tre macro-categorie: Privato – Samama nelle varie fasi della sua vita, la famiglia e gli amici; Cinema – i film dal vero, di finzione e le collaborazioni (del nucleo Cinema fanno parte tutti i materiali riconosciuti come sicuramente cinematografici, per lo più pellicole e stampe di fotogrammi); Reportage – la produzione di Samama fotografo, da amateur e da professionista (il nucleo Reportage, numericamente il più consistente e complesso, ha richiesto una più articolata suddivisione tematica in grado di restituire le declinazioni
dell’attività di reporter di Samama).
La sezione documentale
La parte dei documenti è altrettanto multiforme ed eterogenea e comprende sceneggiature, disegni, materiale a stampa, pubblicazioni, corrispondenza, appunti, testi e rassegna stampa.
Il nucleo che fa capo alla sua professione di fotografo si compone di inventari di fotografie, attestati di partecipazione a esposizioni, corrispondenza con riviste di cui era collaboratore, cataloghi di apparecchi e accessori fotografici.
Il materiale relativo alla sua attività di cineasta si articola in una parte di documentazione che ha permesso di rintracciare i titoli di alcuni suoi film non fiction (in particolare la corrispondenza con Pathé, Gaumont e con Himalaya Film e le liste di titoli manoscritte) e una parte riconducibile ai due film di finzione identificati, Zohra e Aïn-el-Ghezal, che comprende sceneggiature, sinossi, articoli e corrispondenza con potenziali investitori.
Di rilievo anche il nucleo relativo alla guerra in Tripolitania, in cui spicca il diario di viaggio, e quello sulla Prima guerra mondiale, probabilmente il più consistente, composto per lo più da modulistica e corrispondenza con la Section Photographique de l’Armée.
Piuttosto consistenti risultano essere anche le sezioni dedicate alla moglie Blanche e alla figlia Haydée, quest’ultima comprendente sia documenti personali che inerenti all’attività di sceneggiatrice e scrittrice.
Una menzione a parte meritano i due nuclei dedicati agli album e alle edizioni, che ci consentono di capire come Samama componeva i suoi scatti.