Il colore rosso invade spesso le inquadrature di Carrie: adattando il primo romanzo del grande maestro della narrativa horror nordamericana, il più “tecnico”, teorico, citazionista dei registi della New Hollywood costruisce una perfetta e barocca macchina del terrore, in cui il sangue diviene mezzo, simbolo e infine conseguenza di una maturazione adolescenziale mai così spietata. Fondamentale il corpo attoriale di Sissy Spacek, capace di esprimere la più violenta delle fragilità. Non le è da meno l’allucinata madre interpretata da Piper Laurie (entrambe si guadagnarono una meritata nomination agli Oscar).
Carrie è anche un’opera seminale, che aprirà la strada agli slasher movie adolescenziali degli anni a venire: senza questo film non ci sarebbero state le saghe di Halloween, Venerdì 13 e Scream (e forse neanche le commedie scolastiche come Animal House)