I restauri della Cineteca di Bologna alla Festa del Cinema di Roma

Sabato 19 ottobreIl pianto delle zitelle di Giacomo Pozzi Bellini e Senza sapere niente di lei di Luigi Comencini.

La Cineteca di Bologna presenta i suoi restauri alla Festa del Cinema di Romasabato 19 ottobre, doppio programma che si apre alle ore 19 alla Casa del Cinema con il rarissimo cortometraggio del 1939 di Giacomo Pozzi Bellini Il pianto delle zitelle, considerato il primo esempio di documentario antropologico in Italia, racconto del pellegrinaggio che le genti di Ciociaria e d’Abruzzo compiono ogni anno al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra, sul monte Autore, la domenica dopo la Pentecoste. Culmine della festa il cosiddetto “pianto delle zitelle”, il canto delle giovani ragazze non maritate del paese.
 
Alle ore 21, sempre di sabato 19 ottobre e sempre alla Casa del Cinema, il film realizzato nel 1969 da Luigi ComenciniSenza sapere niente di lei, interpretato da Paola Pitagora e Philippe Leroy. A presentare il restauro sarà Francesca Comencini.

Sabato 19 ottobre, ore 19, Casa del Cinema
IL PIANTO DELLE ZITELLE (Italia/1939) di Giacomo Pozzi Bellini
Restauro realizzato da La Cinémathèque française e Fondazione Cineteca di Bologna, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata
 
Considerato il primo esempio di documentario antropologico in Italia e per alcuni anticipatore del linguaggio neorealista, racconta il pellegrinaggio che le genti di Ciociaria e d’Abruzzo compiono ogni anno al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra, sul monte Autore, la domenica dopo la Pentecoste. Culmine della festa il cosiddetto ‘pianto delle zitelle’, il canto delle giovani ragazze non maritate del paese. È il primo dei due soli film girati da Giacomo Pozzi-Bellini, raffinato intellettuale affermatosi nel secondo dopoguerra soprattutto come fotografo d’arte e di reportage, che all’inizio degli anni Trenta era stato assunto alla Cines come assistente del direttore Ludovico Toeplitz collaborando alla scrittura di alcune sceneggiature con Mario Soldati e con Alberto Moravia. Nonostante un premio alla Mostra del cinema di Venezia del 1939, il film fu pesantemente censurato per via dell’immagine eccessivamente arcaica e crudamente realistica che restituiva dell’Italia contadina (“un corto anticonformista in cui il folklore assunse un deciso valore polemico” secondo Roberto Nepoti), lontana dai canoni imposti dal regime. Pozzi-Bellini, oggi riscoperto grazie alle ricerche della studiosa Elisabetta Giovagnoni, riuscì a salvare il lavoro originale depositando il negativo alla Cinémathèque française grazie all’aiuto dell’amico Henri Langlois. Vent’anni dopo Gian Vittorio Baldi ritornerà sugli stessi luoghi girando un corto con lo stesso titolo.
 
Sabato 19 ottobre, ore 21, Casa del Cinema
SENZA SAPERE NIENTE DI LEI (Italia/1969) di Luigi Comencini
Restauro realizzato da Fondazione Cineteca di Bologna e Les Films du Camélia, a partire dai negativi scena e colonna originali, messi a disposizione da Mediaset, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata
Introduce Francesca Comencini
 
L’assicuratore Nanni Bra ha dei dubbi sulla morte di un’anziana signora che aveva stipulato una cospicua polizza sulla vita. Decide di indagare, sospetta di Cinzia, figlia giovane e ribelle della donna, e ne diventa l’amante. Ma il suo è un gioco pericoloso. Tratto dal romanzo La morale privata di Leone Antonio Viola (pseudonimo del regista Antonio Leonviola, autore anche della sceneggiatura con il regista, Suso Cecchi d’Amico, Raffaele La Capria e Leopoldo Machina), è l’ultimo film di Comencini per Angelo Rizzoli, produttore con cui ebbe un rapporto contrastato. Accolto con freddezza dal pubblico dell’epoca, è uno dei gioielli nascosti della filmografia del regista. Troppo attento allo scavo psicologico, troppo morigerato e trattenuto nella violenza per avere successo negli anni dei poliziotteschi sadici e crudeli: Senza sapere niente di lei è un giallo dal sapore simenoniano, ambientato in una Milano fredda e anonima, interessato più ai sentimenti dei suoi protagonisti che all’enigma che si consuma intorno alle loro vite. Una galleria di personaggi ambigui e meschini, indagati in maniera spietata ma mai giudicati. Indimenticabile Paola Pitagora, che si guadagnò un Nastro d’argento: la sua Cinzia è uno dei più riusciti ritratti femminili di tutto il cinema di Comencini.