Omaggio a Paolo Virzì

Nel 1996, sull’isola di Ventotene, si scontravano due Italie: una di destra, abbagliata dai lustrini dell’ethos berlusconiana, l’altra di sinistra, costantemente sulle barricate perché percepiva, come direbbe Moretti, “di far parte di una minoranza” sempre ‘più minore’. Ferie d’agosto ha fotografato quella frattura epocale, confermando la vocazione del suo autore all’indagine sociologica di un paese in mutamento, sbandato e in crisi. Un paese che è ancora ben lontano dall’aver rimesso insieme i pezzi, come dimostra Un altro ferragosto, sequel che torna, a quasi trent’anni di distanza, a constatare lo stato delle cose. Tra questi due film (ma anche prima, vedi La bella vita) Paolo Virzì ha continuato a raccontarci, in modo impietoso e senza moralismi, come siamo diventati: il lavoro operaio in crisi e quello precario dei call-center, la provincia sonnacchiosa e proletaria, quella borghese e arrampicatrice. Un mondo disilluso dove i folli sono gli unici sognatori rimasti.