Momento difficile per il cinema italiano, stretto tra incertezze normative, gogne mediatiche, tagli annunciati, difficoltà in sala. Il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera rilevava, qualche mese fa, che “Una nuova generazione di rincalzo non c’è ancora”. Se sfogliate il programma di Visioni Italiane avrete la sensazione opposta; quella che dietro i nomi dei nostri registi più affermati ci sia un folto gruppo di giovani interessantissimi, che faticano a trovare spazio perché il sistema cinematografico italiano non riesce a raccontarsi, a promuoversi, a mettere in campo una modalità che dia luce a chi merita attenzione. Il successo in sala di un film indipendente come Le città di pianura, opera seconda di Francesco Sossai, dimostra che il pubblico italiano è attento ed è capace di premiare anche i giovani autori che sappiano sorprenderlo.
Quest’anno il programma di Visioni Italiane presenta molte novità interessanti. Nella selezione dei cortometraggi ritroviamo registe e registi che hanno già esordito nel lungometraggio o nelle serie, vincendo anche premi significativi, come se l’incertezza del momento inducesse a non fermarsi, a cercare altre strade per realizzare la propria creatività. Emerge tra le opere selezionate una forte dimensione narrativa, dove al centro, spesso, c’è il racconto famigliare, in tutte le sue accezioni, o il bisogno di condivisione in un gruppo, più o meno allargato e strutturato. I film in concorso cercano di offrire agli spettatori una dimensione più umana, meno solitaria rispetto alle notizie di un presente violento e parcellizzato.
La buona notizia, clamorosa, è che, accanto al premio Trufelli per il miglior documentario, possiamo offrire ai selezionati altri tre premi, tutti sostenuti dalla volontà umanista di una ditta bolognese, la Pelliconi: quello al miglior cortometraggio, alla migliore commedia e alla migliore animazione. Quattro premi che verranno attribuiti da tre giurie qualificate, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito a giudicare i film delle varie sezioni.
Insieme ai concorsi proponiamo un programma con anteprime di esordi e opere seconde italiane, di film presentati negli ultimi mesi nei festival di Locarno, Venezia e Roma, che per ragioni diverse, ci sono piaciuti e ci hanno sorpreso. A questi si aggiungono le anteprime del nuovo film di Daniele Vicari, Ammazzare stanca, e di quello di Francesca Comencini, La diaspora delle Vele, che racconta gli sfollati del complesso di Scampia dopo il crollo di parte della Vela Celeste nel 2024. Le Vele sono, da quasi vent’anni, il simbolo iconico della discarica sociale italiana. Francesca Comencini, che ha diretto quindici episodi della serie Gomorra, ritorna in quel luogo e dà voce agli abitanti di Scampia, una comunità che vuole tornare alle Vele, al suo mondo, alla sua identità, alla sua casa. Un documentario che rende evidente una regola fondamentale per ogni cineasta: non si possono fare semplificazioni per raccontare la complessità del presente.
Chiudo sul restauro di La stazione, regia d’esordio di Sergio Rubini, che sarà nostro ospite. Ci potrà raccontare i dolori e le gioie del primo film e della proiezione in anteprima a Fellini, che aveva accettato di vederlo, ma che, prima della proiezione, aveva spiegato di non poter rimanere nemmeno un secondo, che un importantissimo impegno l’obbligava a partire alla
fine, forse anche prima della fine… Un film e un racconto perfetti per un festival che pone al suo centro il tema dell’esordio.
Buone Visioni!
Gian Luca Farinelli