Al Modernissimo omaggio alle donne del cinema, dalle pioniere del muto alle sperimentatrici dei decenni successivi

Da martedì 4 marzo, cinque appuntamenti al Modernissimo con il cinema di Alice Guy, Germaine Dulac, Elvira Notari, Maya Deren, Agnès Varda, Chantal Akerman.

Omaggio alle donne del cinema, dalle pioniere del muto alle sperimentatrici che hanno attraversato i decenni successivi. Cinque appuntamenti al Modernissimo, sempre alle ore 13, a partire da martedì 4 marzo, tutti presentati da Anna Masecchia, curatrice del programma.Si inizia domani, quindi, martedì 4 marzo, con una selezione di cortometraggi realizzati Alice Guy tra il 1898 e il 1907.

Venerdì 7 marzo vedremo invece i lavori di Germaine Dulac, realizzati tra il 1927 e il 1930. La prima regista italiana, figura centrale dell’età dell’oro del cinema muto italiano, è stata invece Elvira Notari: venerdì 14 marzo è il programma il suo film del 1922 È piccerella. Venerdì 21 marzo attraverseremo venticinque anni di cinema con i cortometraggi di Maya Deren e Alexander Hammid (Meshes in the Afternoon, 1943), Agnès Varda (L’Opéra-Mouffe, 1958) e Chantal Akerman (Saute ma ville, 1968). Chiudono la rassegna tre cortometraggi in programma venerdì 28 marzo: Elsa la rose di Agnès Varda (1966), Gli anni di Sara Fgaier (2018), This Is How a Child Becomes a Poet di Céline Sciamma (2023).

“Dal muto al digitale – scrive Anna Masecchia –, il cammino verso la libertà, l’autoconsapevolezza e la conquista dei diritti civili è passato per le donne anche attraverso l’uso della macchina da presa. Il cinema dei primi decenni vanta le sue pioniere, ma troppo spesso il loro lavoro è andato perduto o è stato dimenticato. Alice Guy, Elvira Notari e Germaine Dulac rappresentano la ricchezza di uno sguardo che puntava a sperimentare il nuovo mezzo esplorando le strade più diverse, mettendo sempre più al centro le donne. Di generazione in generazione, è stata spesso la forma breve a incanalare un atto creativo di rottura e di ribellione. Così, una selezione di cortometraggi di Maya Deren, Agnès Varda, Chantal Akerman, Sara Fgaier e Céline Sciamma vuole restituire la forza di una sperimentazione che si fa sempre più consapevolmente femminista. Dietro e davanti la macchina da presa, tra autoritratto e narrazione di sé, queste registe si sono mosse, anche tra media diversi, alla ricerca di una genealogia artistica declinata al femminile”.

“La ricorrenza dell’8 marzo – racconta il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – ci ha ispirato un programma che ha come centro di gravità la rappresentazione cinematografica della donna. Con l’affascinante programma, che abbiamo intitolato Un’ora tutta per sé, scopriremo, attraverso una selezione di film di registe, come lo sguardo femminile ha attraversato il Novecento e come la sala cinematografica sia stata, da subito, uno spazio di libertà sociale, dove rifugiarsi e sognare nuove vite. Se l’emancipazione femminile e la parità di genere sono stati la vera grande (non completata) rivoluzione degli ultimi cento anni, il cinema è stato di certo una delle bandiere di questa necessaria transizione; a partire dall’affermarsi, dalla metà degli anni Dieci, della figura della diva, ingrediente fondamentale del rinnovamento della settima arte”.

Martedì 4 marzo, ore 13, Cinema Modernissimo

ALICE GUY
Selezione di cortometraggi (1898-1907)

Alle origini del successo della Gaumont c’è Alice Guy e la sua attrazione fatale per il cinématographe Lumière. Da segretaria si fa regista, girando La Fée aux choux (1896), passato alla storia come il primo film di finzione, e sperimentando il mezzo tra riprese dal vero, phonoscènes e film comici, come Le conseguenze del femminismo, che osservano con ironia le relazioni di genere. Deve alle femministe statunitensi una progressiva uscita dall’oblio a partire dagli anni Settanta: forse sapeva che la storia ufficiale avrebbe cancellato la sua presenza quando, nel 1907, si fece riprendere in Alice Guy gira una phonoscène.
Introduce Anna Maria Masecchia
Accompagnamento al pianoforte di Daniele Capuzzo

Venerdì 7 marzo, ore 13, Cinema Modernissimo

THÈME ET VARIATIONS (Francia/1929) di Germaine Dulac
CELLES QUI S’EN FONT (Francia/1930) di Germaine Dulac
L’INVITATION AU VOYAGE (Francia/1927) di Germaine Dulac

Germaine Dulac è stata una protagonista delle avanguardie francesi. Nella sua cinegrafia forma e contenuto sono inscindibili: non consegnano un messaggio ma piuttosto disegnano emozioni, come in L’Invitation au voyage, un film che restituisce tutta la malinconia di un desiderio soffocato dalle convenzioni sociali.
Introduce Anna Maria Masecchia
Accompagnamento al pianoforte di James Shelby

Venerdì 14 marzo, ore 13, Cinema Modernissimo

È PICCERELLA (Italia/1922) di Elvira Notari

Un secolo e mezzo fa nasceva a Salerno Elvira Coda Notari, prima regista italiana. È stata attrice, sceneggiatrice e maestra di cinema e di recitazione. I pochissimi lungometraggi sopravvissuti della Dora Film, gestita in famiglia col marito Nicola, mostrano una sapienza registica sorprendente. Film che ritraggono una Napoli sospesa tra tradizione e modernità; così come Margaretella, la giovanissima protagonista di È piccerella (1922), è in bilico tra passato e presente, tra casa e strada.
Introduce Anna Maria Masecchia
Accompagnamento al pianoforte di Riccardo Pettinà

Venerdì 21 marzo, ore 13, Cinema Modernissimo

MESHES IN THE AFTERNOON (USA/1943) di Maya Deren e Alexander Hammid
L’OPÉRA-MOUFFE (Francia/1958) di Agnès Varda
SAUTE MA VILLE (Belgio/1968) di Chantal Akerman

La storia del cinema è fatta di esperimenti, di film coraggiosi, autoprodotti, autoriali. Nel 1943 Maya Deren, cresciuta nella vivacità newyorkese degli anni Venti, influenzata dall’avanguardia surrealista, imbraccia una 16mm per girare, complice il marito Sasha, un film in cui danza, psicoanalisi e immagini in movimento si fanno studio del corpo e delle emozioni. È il 1958 quando Agnès Varda scende in strada per realizzare un altro film d’avanguardia in 16mm, il diario di una donna incinta filmato in rue Mouffetard. Dieci anni dopo Chantal Akerman si chiude nello spazio domestico per farlo esplodere: dirige la macchina da presa su di sé, mentre oltre le pareti ha inizio la rivolta.
Introduce Anna Maria Masecchia

Venerdì 28 marzo, ore 13, Cinema Modernissimo

ELSA LA ROSE (Fra/1966) di Agnès Varda
GLI ANNI (Ita-Fra/2018) di Sara Fgaier
THIS IS HOW A CHILD BECOMES A POET (Fra-Ita/2023) di Céline Sciamma

Narratrici instancabili, le donne sono maestre nel conoscere se stesse partendo dalla relazione con l’altro. Se artiste, nel tempo hanno imparato a farlo misurandosi con altre artiste, anche attraverso media e forme espressive diverse. Lo ha fatto Varda con Elsa Triolet, in un lavoro su commissione che diventa uno dei suoi cortometraggi più personali, e, più di recente, lo hanno fatto Sara Fgaier con Annie Ernaux e Céline Sciamma con Patrizia Cavalli. La parola poetica, le memorie autofinzionali, gli oggetti e lo spazio domestico dell’altra: tutti serbatoi per continuare a fare ricerca e a cercarsi, costruendo un ritratto a più voci, di sé e delle altre.

Articoli correlati