Quello che si può chiamare “un esordio folgorante”. È quello di Carlo Verdone, nel 1980, con il suo Un sacco bello. 45 anni dopo, quel film è diventato un oggetto di culto, con la sua galleria di personaggi, con quelle battute che i fan di Carlo Verdone hanno scolpite nella memoria: ed era giunto il momento del restauro, promosso dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Mediaset – RTI, Minerva Pictures e SIAE – Società Italiana Autori ed Editori.
E sarà lo stesso Carlo Verdone, che ha supervisionato il restauro di Un sacco bello realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, a presentarlo in prima assoluta domenica 13 luglio, alle ore 21.45 in Piazza Maggiore a Bologna, nell’ambito della rassegna Sotto le stelle del cinema (la serata è promossa da Selenella).
Un sacco bello sarà preceduto, alle ore 17 sempre di domenica 13 luglio, dalla proiezione al Cinema Modernissimo del secondo film del regista e attore romano, Bianco Rosso e Verdone.
Giocato su tre storie che si intrecciano in un giorno di Ferragosto, Un sacco bello ci regala personaggi indimenticabili come quelli dell’hippy Ruggero, dello scatenato Enzo e dell’imbranato Leo, tutti naturalmente interpretati da Verdone (che nel film recita ben sei parti), senza dimenticare un perfetto Renato Scarpa nei panni del compagno di viaggio di Enzo e il dirompente Mario Brega in quelli del padre di Ruggero.
Personaggi che nascevano dagli spettacoli teatrali del 1977, Tali e quali e Rimanga fra noi…, dove Verdone si era fatto le ossa recitando dodici ruoli umoristici, e dalla trasmissione televisiva Non stop (1978-1979). Fino a quando, racconta lo stesso Verdone, “cominciarono ad arrivarmi delle proposte dal cinema, perfino da Celentano. La più seria era di Sergio Leone, che mi diede un sacco di consigli e fu il mio primo padrino. Un giorno Sergio mi disse: «Senti, ho riflettuto, il soggetto devi scriverlo da solo e, per conto mio, devi anche dirigerlo te». Io smaniavo da anni di fare il regista, ma mi prese il panico, volevo mollare tutto. Le paure mi passarono di botto il giorno in cui Sergio si presentò in casa mia e mi disse che da quel preciso momento cominciavano le sue lezioni di regia. Erano le tre del pomeriggio, e restò fino alle undici a spiegarmi di tutto, continuando poi per i due mesi successivi. Sergio mi ha insegnato tutto, ed è stato un produttore fantastico. Un sacco bello è venuto fuori così. Nel soggetto mi ero servito di tutte le mie esperienze teatrali. Il personaggio del fricchettone era un monologo di quindici minuti. Gli altri due episodi nascono da esperienze dirette: il bullo era uno che incontravo sempre in un bar di via dei Pettinari, il mammone con la spagnola un tizio che abitava sotto di me. Insomma mi basai molto sulla realtà”.