In Piazza Maggiore i film cult italiani degli anni Duemila

Dal 9 al 13 agosto la rassegna Sotto le stelle del cinema propone cinque film cult italiani

In Piazza Maggiore arrivano i film cult italiani degli anni Duemila: cinque titoli dal 9 al 13 agosto, sempre alle ore 21.30, proposti dalla manifestazione estiva della Cineteca di Bologna Sotto le stelle del cinema.                                 

Sotto le stelle del cinema – 2000 cult

Sabato 9 agosto, ore 21.30, Piazza Maggiore
LA GIUSTA DISTANZA (Italia/2007) di Carlo Mazzacurati (106’)

Per me il territorio del Delta è ormai diventato una specie di tavolozza, mi so muovere, so riconoscere i suoi segni e lavorarci sopra anche depotenziando, come in questo caso, la sua cifra di riconoscibilità specifica. Così, in La giusta distanza, il Delta è diventato una specie di superprovincia del mondo; tant’è che quando mi è capitato di portare il film all’estero hanno capito perfettamente quello che volevo raccontare: il senso di vuoto o le difficoltà di relazione tra i personaggi sono elementi trasportabili in una specie di provincia generale sensibile agli stessi pesi e alle stesse misure. È un po’ quello che mi capita leggendo un racconto di Čechov o di Carver: come se in quei luoghi mi riconoscessi anche se non mi appartengono. In La giusta distanza il tentativo è stato appunto quello di fare di un luogo riconoscibile una specie di sovraluogo universale… (Carlo Mazzacurati)

 

Domenica 10 agosto, ore 21.30, Piazza Maggiore
L’UOMO IN PIÙ (Italia/2001) di Paolo Sorrentino (100’)

L’uomo in più sono quasi due lungometraggi sintetizzati in uno perché ci sono due storie che potevano anche vivere in due film diversi. E poi, invece, con questo aggancio del caso legato all’omonimia, che all’epoca mi interessava molto, li ho coagulati insieme. L’idea era di stare sui personaggi, che erano prevalenti rispetto alla città, allo sfondo. Quindi Napoli è in secondo piano non perché ne avessi paura, ma perché in primo piano ci sono i personaggi. Inevitabilmente i modi di parlare, di essere, di relazionare sono espressione di una certa napoletanità piccolo-borghese, che ho conosciuto da ragazzo a causa della mia estrazione. Il film è molto legato a quello che ho visto nella vita. (Paolo Sorrentino)

 

Lunedì 11 agosto, ore 21.30, Piazza Maggiore
I CENTO PASSI (Italia/2000) di Marco Tullio Giordana (114’)

Era un po’ che giravo per le scuole con Pasolini, un delitto italiano e sentivo che c’era, soprattutto tra i ragazzi, la voglia di sapere, di conoscere quel passato recente fatalmente escluso dai programmi scolastici, di cui magari a casa non si parlava e che rischiava di rimanere avvolto in un velo. Il loro fervore ha incoraggiato la mia curiosità personale per la figura di Peppino Impastato. E il desiderio di vederci chiaro in una storia piena di lati oscuri e verità non dette è diventato un film. Vederlo oggi è forse più urgente di allora, perché tocca questioni e problemi mai risolti, realtà che non cambiano. (Marco Tullio Giordana)

 

Martedì 12 agosto, ore 21.30, Piazza Maggiore
PANE E TULIPANI (Italia-Svizzera/1999) di Silvio Soldini (114’)

L’idea di fare una commedia mi solleticava da un po’, ma solo dopo Le acrobate ho capito che era venuto il momento: avevo bisogno di un cambio, avevo voglia di divertire e di lavorare sui personaggi in modo più sottolineato, come è difficile fare in un film drammatico. È sempre un problema trovare il titolo giusto per un film. All’inizio lo chiamavamo Rosalba, in modo provvisorio. Poi un giorno Doriana è venuta fuori con questo, che all’inizio mi sembrava il titolo di un film di Makhmalbaf (il regista di Pane e fiore). Ma mi piaceva molto il gioco che conteneva questo titolo, doveva essere un titolo da commedia. Abbiamo allora indagato sui tulipani e abbiamo scoperto che sono fiori che nascondono una lunga storia nata in Oriente, dove del Quattrocento riempivano i giardini dei sultani ed erano considerati simbolo di desiderio, amore, bellezza. E questo ci è piaciuto molto. (Silvio Soldini)

 

Mercoledì 13 agosto, ore 21.30, Piazza Maggiore
IL PARTIGIANO JOHNNY (Italia/2000) di Guido Chiesa (135’)

Il film, come il romanzo, non ricerca quell’empatia quasi fisica che sì crea quando il protagonista corre inconsapevole verso il precipizio e lo spettatore pensa: “Oh Dio, adesso muore”. Johnny è lucido, dice apertamente che potrebbe morire. Ma non suscita quel genere di empatia: ci si identifica con il suo sguardo, poiché lui si dà solo come sguardo, con il suo cinismo, il disincanto, l’idealismo, l’ingenuità; nella costruzione del personaggio entra anche la consapevolezza di Fenoglio, che scrive quindici anni dopo la guerra. Trovo che sia soprattutto un personaggio complesso. È talmente complesso da includere in sé anche aspetti oscuri, non risolti. E dunque è moderno, universale, assolutamente contemporaneo. (Guido Chiesa)