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Il programma di dicembre nelle sale della Cineteca
La censura è un tema che la nostra Cineteca ha sempre esplorato e studiato. A partire dagli anni Sessanta e Settanta, quando il cinema italiano era massacrato da continui interventi da parte dello stato e dei tribunali; e successivamente, con il progetto Italia Taglia, come materia di studio per capire la storia sociale e politica del nostro paese e per avviare interventi di restauro. Grazie a uno studioso rigoroso come Roberto Curti pubblichiamo ora Proibito!, documentato e definitivo studio sulla storia e le ragioni della censura cinematografica in Italia, che ci consente di mostrare, in questo programma di dicembre, le versioni reintegrate e restaurate di vari capolavori.
Anche Jafar Panahi, premiato a Cannes, Locarno, Berlino e Venezia, celebrato come uno dei maggiori cineasti contemporanei, è stato vittima nel suo paese di una progressiva e crescente censura. I suoi film sono stati prima boicottati e poi proibiti. Nel 2010, accusato di aver partecipato a manifestazioni antigovernative, è stato arrestato, gli è stato proibito di lasciare l’Iran, di scrivere e di girare altri film. Non si è arreso e ha girato – di nascosto o tra mille difficoltà – altri cinque film; recuperata la libertà, quest’anno ha portato a Cannes quello che probabilmente è il film più importante della stagione, Un semplice incidente. Un’opera che, come accade sempre nel suo cinema e come in quello del suo maestro Kiarostami, racconta una storia profondamente iraniana, eppure rivolge a ogni abitante del mondo una domanda che non ha confini e che ci definisce come esseri umani: se tu, spettatore fortunato che vivi lontano dalla guerra e dalla dittatura, avessi la possibilità di uccidere il tuo peggior nemico, l’uomo che ti ha fatto del male e ti ha torturato, che cosa faresti? Vedere o rivedere il cinema di Panahi permette di arrivare all’essenza stessa del cinema, un’arte capace di interrogare le nostre coscienze.
Da molti anni sognavamo di portare a Bologna Alfonso Cuarón, ancor più da quando abbiamo visto Roma, un film che contiene tutto il cinema, tutti i maestri che Cuarón ha ammirato e studiato, che inventa un tempo personale e
collettivo, dove i ricordi personali si fondono con la storia e le sue ingiustizie; un film magistrale che ci ricorda, come Fellini aveva intuito, che la memoria è un presente che non finisce mai di passare. Cuarón è un autore unico. Tra i suoi amori cinefili convivono maestri del cinema di ricerca e autori popolari, come nella sua filmografia si alternano felicemente opere indipendenti e grandi produzioni hollywoodiane. Avremo il privilegio, di ritorno da Rimini dove riceverà il Premio Fellini, di ascoltarlo introdurre Roma e Jonas che avrà vent’anni del 2000 di Alain Tanner, regista oggi quasi dimenticato, un ‘film del cuore’ che Cuarón sta contribuendo a riscoprire. Panahi e Cuarón, pur così diversi, hanno in comune il fatto di essere stati folgorati da ragazzi dalla visione di Ladri di biciclette, un film italiano di un quarto di secolo prima che avrebbe cambiato le loro vite.
Dall’Iran e da Città del Messico torniamo a casa: il 2025 ha segnato il centenario di due artisti emiliano-romagnoli, Carlo Rambaldi ed Enrico Medioli, che hanno significativamente contribuito alla storia del cinema italiano e internazionale. Il primo, nato in provincia di Ferrara, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e ha portato nel cinema la sua ossessione d’artista: dare movimento alle sculture che creava. Questa sua ricerca lo portò a essere uno straordinario innovatore nel mondo degli effetti speciali cinematografici. Giunto con King Kong, E.T. e Alien all’apice delle sue invenzioni, vide il suo mondo essere soppiantato dal digitale, ma oggi i suoi mostri così ‘umani’ continuano a nutrire il nostro immaginario e stanno tornando di moda anche sui set di Hollywood. Enrico Medioli è stato uno dei più importanti sceneggiatori dell’età d’oro del cinema italiano, firmando sette sceneggiature per Visconti e per molti dei maggiori cineasti di quell’epoca. Spesso ci si chiede quale apporto abbia dato uno sceneggiatore a un film. Non è il caso di Medioli, perché la sua firma è sempre evidente, come la sua cultura, la complessità dei suoi personaggi, la precisa descrizione dei luoghi e delle atmosfere, la sua passione per la letteratura. Per questo fu chiamato da Sergio Leone a rimettere mano alla sceneggiatura di C’era una volta in America, a cui Medioli contribuì in maniera decisiva introducendo quella struttura a ritroso, soggettiva e intermittente, che conferisce al film un’inconfondibile dimensione proustiana.
“Furti d’autore” e “A Natale, liberi tutti!” sono, invece, due giochi natalizi per cinefili. Il primo è ispirato a una delle poche notizie di cronaca divertenti degli ultimi mesi, il clamoroso furto dei gioielli al Louvre, dove l’enormità dell’impresa, ma anche la sua sgangherata dinamica, ci hanno ricordato celebri commedie che hanno messo in scena furti impossibili. Il secondo è una lista di titoli imperdibili realizzati in epoche diverse; non c’è una relazione evidente tra questi film, se non la loro eccezionale bellezza. Ognuno è invitato a trovare o inventare relazioni
tra quelli che sceglierà di vedere o rivedere.
Il Modernissimo è stato, anche quest’anno, la monosala più frequentata d’Italia, distanziando di decine di migliaia di spettatori gli altri cinema italiani. Dalla sua apertura, il 21 novembre 2023, il Modernissimo è stato salutato dalla città con grande affetto. Giorno dopo giorno, proiezione dopo proiezione, attorno ai cartelloni mensili e alla programmazione quotidiana, si è costruita una comunità di persone che segue con attenzione le proposte della Cineteca. Se il “New Yorker”, il più prestigioso settimanale culturale del mondo, in un numero di ottobre, ci ha dedicato sedici pagine, è perché quello che sta avvenendo a Bologna è unico a livello internazionale. Ci aspetta un 2026 in cui festeggeremo, in particolare al Modernissimo e in Piazza Maggiore, il quarantesimo anniversario del Cinema Ritrovato e nel quale inizieremo a inaugurare il grande centro di conservazione Renato Zangheri, di via Giuriolo. Sarà un punto di arrivo e un nuovo inizio.
Buon 2026 a tutti voi!
Gian Luca Farinelli