Troisi e Cortellesi
A inizio giugno di trent’anni fa se ne andava all’improvviso Massimo Troisi. Ne erano passati appena tredici dal suo folgorante esordio sul grande schermo, che nel giro di pochi mesi ne aveva decretato un successo inatteso, destinato a rafforzarsi film dopo film. Con una comicità umile che giocava su frasi spezzate, frenate e ripetizioni verbali, su una grazia irripetibile, dolente, misurata, sentimentale che per tutti noi si sovrappone alla sua uscita di scena, avvenuta poche ore dopo la fine delle riprese del Postino. A Paola Cortellesi, che condivide con Troisi quell’umiltà autentica, rarissima, che certifica la verità del suo personaggio, dedichiamo un omaggio che attraversa la sua carriera, dal primo film in cui la dirige un autore importante, Carlo Mazzacurati in A cavallo della tigre, fino alla sua prima regia, C’è ancora domani, terremoto nel panorama del cinema italiano, primo film diretto da una donna a vincere il Biglietto d’oro. C’è ancora domani dimostra quanto sia importante attendere, per un’artista, la piena maturazione. Cortellesi è stata un’ottima cantante, una sublime imitatrice, un’attrice di talento. Avrebbe potuto debuttare alla regia dopo i suoi primi successi, ma ha atteso di essere pronta, di avere una storia in cui credeva, di scegliere gli attori giusti, di curare ogni dettaglio e di dedicarsi completamente al suo film. Un esordio in bianco e nero, un’opera che è un’ode alla democrazia, che mette spalle al muro il patriarcato, una tara sociale e culturale che ha devastato la vita di tante, troppe donne.