Un’inquadratura fissa su un punto del suolo statunitense, e poi sul salotto della casa che ci nascerà sopra, dal Paleozoico ai giorni nostri. Le epoche si mescolano, si aprono come finestre sullo schermo, dialogano tra loro come vignette di un fumetto. Zemeckis, con lo stesso sceneggiatore (Eric Roth) e gli stessi interpreti (Tom Hanks e Robin Wright, ringiovaniti in digitale) di Forrest Gump, amplia il suo racconto delle piccole epopee americane. Vite comuni, fatte di traumi, rinunce, sogni infranti. Una memoria meno consolatoria e più dolorosa di quanto sembri, che illumina un’America piccola piccola che sembra negare sia mai esistita quella “great”, tanto cara alla retorica trumpiana. Critica e pubblico d’oltreoceano l’hanno snobbato; ma è (davvero) grande cinema. (gds)