Venticinquesimo capitolo della più longeva saga cinematografica della storia, l’ultimo con Daniel Craig dopo quindici anni di onorato servizio, pronto a essere sostituito dalla scultorea Lashana Lynch. Ed è proprio uno 007 in pensione quello che la CIA richiama in servizio da una spiaggia giamaicana per fronteggiare un misterioso criminale armato di una nuova letale biotecnologia. Che Bond non fosse più l’ironico maschio alfa privo di passato e spessore psicologico ce n’eravamo accorti nei precedenti quattro atti della Craig-era, ma mai come in quest’ultima, crepuscolare avventura, l’eroe si mostra fragile e umanissimo, tra rimpianti e fantasmi che riemergono proustianamente (leggi Madeleine Swann, nomen omen, vera chiave di volta di questo film). Ma non temano gli appassionati dell’azione adrenalinica: colpi di scena, sparatorie, inseguimenti mozzafiato, ambientazioni esotiche (da Cuba a una Matera glamour-primitivista), persino l’immancabile Vodka-Martini “agitato, non mescolato”, punteggiano la storia in perfetto Bond-style.