Omicidio a luci rosse

(Body Double, USA/1984) di Brian De Palma (114')
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Omicidio a luci rosse

(Body Double, USA/1984) di Brian De Palma (114')

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Il protagonista di Body Double – non possiamo chiamarlo eroe – è Jake Scully (Craig Wasson), attore claustrofobico che non riesce a tenersi stretto un ruolo, uomo che non riesce a tenersi stretta una donna. Costruendo il suo grandioso edificio di metafore, Brian De Palma mette in scena diverse variazioni sul tema del provino come valutazione sessuale prima di fondere le due cose e precipitare Scully nel mondo sotterraneo della pornografia, immagine speculare dell’industria cinematografica vera e propria. Nella scena del film nel film con le riprese di un porno, Scully, prima di accoppiarsi con Holly Body (Melanie Griffith), entra al ritmo di Relax di Frankie Goes to Hollywood in un cabaret erotico new wave completamente ambientato in teatro di posa.

Direi che questo – un esempio di cinema totale al livello della coreografia The Girl Hunt di Vincente Minnelli in Spettacolo di varietà (1953) o dei Racconti di Hoffman (1951) di Powell e Pressburger – è evidentemente il punto culminante di Body Double, ma a dire il vero il film è un lungo susseguirsi di vette assolute. Il suo fulcro è un doppio inseguimento di oltre 20 minuti, quasi privo di dialoghi, dalle Hollywood Hills a un centro commerciale su Rodeo Drive fino a un motel sulla spiaggia, durante il quale vediamo il nostro protagonista rubare con discrezione un paio di mutandine gettate via, come un pervertito qualsiasi. È un momento divertente, umano e incriminante per il disagio che suscita, perfetto esempio di come De Palma possa essere ironico e scanzonato con il sesso ma anche sinceramente, intensamente romantico. Perché non molto tempo dopo essersi intascato quelle mutandine Scully abbraccerà la loro proprietaria, e questo momento, con i due attori che volteggiano come su una giostra, ripresi a 360° sullo sfondo platealmente artificiale del trasparente, sembra uscito da Aurora (1927) di Murnau.

Interamente calato nelle atmosfere porno-chic della sua epoca, Body Double è sia farsa sexy, sia tragedia – due dimensioni che non sono in conflitto tra loro ma funzionano all’unisono. Praticamente come tutti gli altri film di De Palma, Body Double, storia di un uomo che si innamora di una morta che potrebbe non essere affatto morta, ha un debito con La donna che visse due volte (1958) di Hitchcock. Gli starebbe benissimo il titolo di un altro film di Hitch, Paura in palcoscenico (1949). O, meglio ancora: Ansia da prestazione.

 

Nick Pinkerton, “Sight and Sound”, n. 23, novembre 2013


 

(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Modernissimo)
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