“L’idea è del giovane Francesco Rosi: vorrebbe fare un film sul processo Cuocolo, che nel 1911 portò alla prima condanna in massa di un gruppo di camorristi napoletani, e scrive il soggetto con Ettore Giannini. Ma il film, che anticipa vent’anni di cinema civile, è puro Zampa, efficace tanto nella drammaturgia che nella descrizione d’ambiente. E la ricostruzione della camorra belle époque, si intuisce, è un pretesto per parlare in modo trasparente di una società che non cambia. Amedeo Nazzari, il giudice ispettore Spicacci, è l’unico appiglio di ordine e morale in una società che appare corrotta dagli strati più bassi a quelli più alti” (Alberto Pezzotta).
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale