La quarta collaborazione tra Marlene Dietrich e Josef von Sternberg è ambientata all’epoca della Guerra civile cinese. ‘Shanghai Lily’ (Dietrich) e la sua cameriera cinese Hui Fei (Anna May Wong) partono da Pechino sullo Shanghai Express. Sul treno viaggia anche il medico britannico Donald ‘Doc’ Harvey (Clive Brook), uno degli ex amanti di Lily, che lei affronta con la battuta “È servito più di un uomo per cambiare il mio nome in Shanghai Lily”. Durante il viaggio il treno è preso d’assalto dai ribelli comunisti cinesi, comandati da Henry Chang (Warner Oland), che è tra i viaggiatori. Anche Shanghai Lily tenta di intervenire negli scontri che ne derivano.
I costumi di questo sfarzoso film furono disegnati da Travis Banton, che vestì Dietrich con tenute esotiche, compreso un leggendario cappello ornato di piume nere. Dietrich e i suoi costumi, così come le scenografie di Hans Dreier, furono fotografati splendidamente da Lee Garmes, che per il suo lavoro vinse l’Oscar. Ma il film è anche caratterizzato da un certo esotismo ed erotismo, compresi gli stereotipi culturali e gli attori bianchi in ‘yellowface’.
Il giornale di sinistra “New Masses” criticò le tendenze politiche del film nel maggio del 1932: “Shanghai Express è pieno di calunnie. La Paramount, rappresentata dal suo feldmaresciallo Sternberg, ha infarcito il melodramma di viziosi sentimenti controrivoluzionari. Il rivoluzionario cinese è un ‘bandito senza principi’. Il comandante, un ‘mezzosangue’, ha un ‘castello nei boschi’ dove sequestra la prostituta nordica, Shanghai Lily, interpretata da Marlene Dietrich (detta ‘Le gambe’)”. Ciò nonostante, il film divenne il maggior successo dell’accoppiata Dietrich-von Sternberg e influenzò le loro messe in scena successive, soprattutto in termini di illuminazione.
Peter Mänz