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Mel Brooks ha ricevuto quest’anno il premio Oscar alla carriera. Ne aveva già vinto uno nel 1968 per la sceneggiatura del suo esordio alla regia, Per favore non toccate le vecchiette, dove un produttore teatrale pianifica a tavolino un fiasco garantito per trarne profitto. Lo spettacolo, nato come seriosa e disgustosa apologia del nazismo, finisce per rovesciarsi nel suo esatto contrario. È una sorta di attestato profetico, valido per larga parte del suo cinema successivo: la parodia non solo è la chiave del successo, ma anche l’elaborazione di un pensiero critico.
La comicità di Mel Brooks, come la celebre gobba di Igor in Frankenstein Junior (pietra di paragone per tutte le parodie passate e future), dimostra di sapere agevolmente trasmigrare in due distinte direzioni: c’è un lato raffinato e colto e al contempo la gioia di rimestare nella stupidità senza paraventi. Alto e basso sono, nei suoi film, due facce della stessa medaglia.
(Silent Movie, USA/1976) di Mel Brooks (87′)
(Spaceballs, USA/1987) di Mel Brooks (97′)
(The Producers, USA/1968) di Mel Brooks (88′)
(High Anxiety, USA/1977) di Mel Brooks (94′)
(History of the World, Part I, USA/1981) di Mel Brooks (92′)
(Blazing Saddles, USA/1974) di Mel Brooks (93′)
(High Anxiety, USA/1977) di Mel Brooks (94′)
(History of the World, Part I, USA/1981) di Mel Brooks (92′)
(Spaceballs, USA/1987) di Mel Brooks (97′)
(The Producers, USA/1968) di Mel Brooks (88′)
(Young Frankenstein, USA/1974) di Mel Brooks (105′)
(Blazing Saddles, USA/1974) di Mel Brooks (93′)