L’allargamento di via Rizzoli (1911)

Agli inizi del Novecento la corsa verso il progresso e il bisogno dello stato unitario di creare lavoro per masse di popolazione indigente ha trasformato gli antichi centri italiani in città moderne: Bologna – tradizionalmente detta ‘La Turrita’ – si proietta verso il futuro cambiando il proprio assetto urbanistico.

Nel 1909 in città si discute il progetto di allargamento di via Rizzoli, antica via del Mercato di Mezzo in un’ottica di adeguamento del centro storico alle esigenze di una città moderna. Il movimento di rinnovamento viene aspramente criticato da una corrente di conservatorismo di cui il restauratore e animatore culturale Alfonso Rubbiani rappresenta il principale esponente. Rubbiani ha molti detrattori ma anche altrettanti estimatori e collaboratori, uno stuolo di artisti che rappresenta il nascente liberty. Rubbiani collabora con l’architetto e scenografo Gualtiero Pontoni a due importanti progetti: il viale che congiunge il centro con i giardini Margherita e la sistemazione viaria tra le torri e Piazza Maggiore.
Pontoni però nel frattempo entra in contatto con la committenza dei ‘modernisti’, rappresentata dall’industriale Alessandro Ronzani.
Nel dicembre 1910 il Consiglio Comunale approva il progetto per l’allargamento di via Rizzoli, in attuazione del Piano regolatore del 1889. Tra l’estate e l’autunno del 1911 iniziano le demolizioni degli stabili di via Spaderie e dell’ultimo tratto di via degli Orefici, allo scopo di liberare l’area sulla quale sorgerà il nuovo Palazzo Ronzani.

“Ecco che, dal 1911, dopo il restauro di palazzo Re Enzo di pochi anni prima imposto dalle merlate e triforate fantasie medievistiche del Rubbiani, si decide di completare la ‘pulizia’ degli affacci dei palazzi prospicienti piazza del Nettuno eliminando casette e bottegucce; ma soprattutto si interviene sul lato est del palazzo abbattendo gli edifici a esso addossati (come casa Campogrande e il voltone della Corda) e, proseguendo nello sventramento, si atterra palazzo Lambertini di via degli Orefici con l’adiacente torre Tantidenari, demolendo isolati delimitati da suggestive stradicciole intitolate, per lo più, ai mestieri che vi si svolgevano. Le stesse vie degli Orefici e Caprarie vengono rimaneggiate allineandole e allargandole, sì da consentire l’apertura dell’inedito largo rettifilo di via Rizzoli in linea con via Ugo Bassi, destinato certo a facilitare la scorrevolezza del traffico, come pure a far risaltare la monumentalità delle due Torri, a scapito però agli occhi di molti bolognesi, di antichi e consolidati legami con un’immagine cittadina ora da ridisegnare completamente per la perdita dei tradizionali punti di riferimento fatti pure di famosi luoghi di ritrovo e di esercizi commerciali dalle insostituibili caratteristiche.
Intanto nel 1914 veniva progettato, all’angolo tra le nuove via Rizzoli e piazza Re Enzo, il ‘palazzone’ di Alessandro Ronzani, la prima costruzione realizzata usando cemento armato, anch’esso oggetto di forti polemiche, ma in questo caso a causa del suo essere espressione di uno stile eclettico ornato di decori e di altorilievi, e per la novità, inedita per allora, di offrirsi come contenitore di molteplici attività, dall’albergo al caffè, da appartamenti a magazzini, da circoli a negozi, fino persino a un teatro architettonicamente all’avanguardia, costruito sotto il livello stradale, il Modernissimo”.
Angelo Varni

Nelle gallery della pagina, le immagini delle demolizioni e delle edificazioni di via Rizzoli, provenienti dal Fondo Miscellanea Novecento – Cineteca di Bologna e Fondo Gonni – Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.