
Il Fondo Guido Aristarco
La Storia
Nel bene o nel male si può dire che Aristarco abbia segnato tutto un periodo del dibattito cinematografico in Italia. “Cinema nuovo”, la sua rivista, si caratterizza per una forte impostazione marxista, di ispirazione lukácsiana, e per una litigiosità comprensibile soltanto tenendo conto dell’atmosfera del periodo.
Sul n. 4 del febbraio 1953 Aristarco pubblica un soggetto di Renzo Renzi, intitolato “L’armata s’agapò”, incentrato sull’occupazione militare italiana in Grecia.
Il 10 settembre Aristarco (in quanto direttore) e Renzi (in quanto autore) vengono arrestati e rinchiusi nel carcere militare di Peschiera con l’accusa di vilipendio dell’esercito. Il mese dopo vengono condannati da un Tribunale militare rispettivamente a sei mesi (Aristarco) e sette mesi e tre giorni di reclusione. Entrambi hanno il beneficio della condizionale. L’anno seguente racconteranno la storia del processo in un libro intitolato “Dall’Arcadia a Peschiera”.
Il Fondo
Il fondo è conservato in parte presso la Biblioteca Chiarini e in parte presso la biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna, dove si trovano 780 fascicoli e una corposa rassegna stampa (48 faldoni), suddivisa tematicamente.
Il contenuto dei fascicoli è estremamente vario e vi si trovano materiali che datano dal 1912 fino al 1996; la documentazione si riferisce alle sue attività di caporedattore di “Cinema Nuovo”, di autore di pubblicazioni, ma anche di professore universitario, prima presso l’Ateneo torinese (dal 1973) poi, presso l’Università La Sapienza di Roma (dal 1983) e infine presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Anche se in misura minore, non mancano le testimonianze su altre attività tra cui l’insegnamento presso l’Università La Statale di Milano (1958 – 1960) e bozze di articoli a partire dalla fine degli anni Quaranta, per “La Voce di Mantova”, “Il Corriere Padano di Ferrara” e per diverse riviste dei Guf.
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