In ricordo di Vera Pescarolo

Vera Pescarolo, donna di cinema a tutto tondo, ci ha lasciati il 25 aprile, a 94 anni e a pochi mesi dalla morte di Giuliano Montaldo, suo compagno nella vita e nel lavoro. Nell’ultimo anno, con grande generosità e di comune accordo col marito e la figlia Elisabetta, ha donato cospicua parte dei suoi documenti personali e professionali alla Cineteca; un atto di grande fiducia che ci permetterà di studiarle e conservarle nel neonato Fondo Montaldo-Pescarolo.

Tra i materiali d’archivio è presente una raccolta di rassegna stampa attraverso la quale possiamo seguire i primi passi della sua carriera d’attrice, ma anche trovare alcune bellissime fotografie, approfondire la realizzazione dei film grazie agli appunti sulle sue agende e scoprire preziosi documenti, come il soggetto originale e inedito I Faraoni, da lei realizzato con la collaborazione di Lucio Manlio Battistrada nel 1986.

Vera Pescarolo, figlia della diva del teatro e del cinema muto Vera Vergani e del Commissario di Bordo Leonardo Pescarolo, nasce il 28 novembre 1930 a Milano, ma ben presto si trasferisce con la famiglia a Genova dove, nel 1950, nasce la figlia Elisabetta. In seguito si sposta a Roma per frequentare l’Accademia d’arte drammatica che la porterà a lavorare nella compagnia Proclemer – Albertazzi e in quella Cimara – Lionello – Bagni.
Abbandonata la carriera di attrice, fonda con il fratello Leo Pescarolo una casa di produzione, per la quale si occupa di coproduzioni cinematografiche e televisive tra Italia, Germania e paesi del Nord Europa — anche grazie alla perfetta conoscenza del tedesco — e di scouting per programmi culturali ed educativi. Il suo successo lavorativo la rende non solo indipendente, ma una fonte di sostentamento importante per la sua famiglia. 
Lavorò con Montaldo negli anni più significativi della sua carriera, rendendosi indispensabile con la sua energia e intraprendenza; Giuliano infatti amava definirla la sua più grande collaboratrice. Vera, da sempre vorace lettrice, si occupava di leggere tutte le sceneggiature che venivano offerte al marito. Nei primi film degli anni ‘60 fu produttrice esecutiva, ma da Sacco e Vanzetti (1971) a L’Industriale (2011) divenne casting director, addetta al pre controllo di scenografie, trucco e costumi e ai rapporti con i reparti artistici. In molti film, tra i quali Tempo di uccidere (1989) e Circuito Chiuso (1978), ricoprì anche il ruolo di aiuto regista e assistente alla regia.
Famosa per il suo carattere dirompente e passionale, ha sempre stretto un profondo legame con il cast e i membri della troupe.

Fu un vero e proprio sodalizio personale e artistico quello tra Vera e Giuliano e abbiamo voluto, attraverso i documenti che ci hanno lasciato, raccontarne qualche frammento nella piccola mostra esposta presso la Biblioteca Renzo Renzi.

Grazie Vera!

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“Sono passati sessant’anni ma il mio esordio nella regia non smette di essere un ricordo amaro. Il pubblico in sala accolse la pellicola con applausi calorosi e convinti, ma il giorno dopo venne massacrata dalla critica. Nonostante la solidarietà di tanti amici, quelle critiche ingiuste e feroci mi ferirono in profondità e stavo meditando di lasciare per sempre quel lavoro e quel mondo. Avevo trentuno anni ed era tutto chiaro: il cinema non faceva per me. Ma a un passo dalla decisione di tornare a casa con le ossa rotte, il colpo di scena. Leo Pescarolo, il produttore cinematografico, vuole incontrarmi nel suo ufficio per discutere una proposta di lavoro. Sono davanti alla porta dello studio di Pescarolo. Dalla stanza accanto si sente una voce maschile: ‘Avanti, si accomodi’. Ma l’immagine che ho davanti agli occhi mi impietrisce. Una creatura splendida, il portamento elegante, lo sguardo intenso. Una giovane donna che sorride. Sorride a me. Avanzo incerto, senza riuscire a staccare gli occhi da quella meraviglia. Il produttore si accorge che continuo a guardare quella deliziosa visione. ‘Si sieda e guardi me’, mi ordina mentre lancia uno sguardo severo a lei, che si sta avvicinando lentamente alla scrivania. Poi, finalmente, cambia tono: ‘Vorrei offrirle un lavoro per la Rai e un gruppo americano’. Dimenticare quel giorno che mi avrebbe cambiato la vita è impossibile. Una proposta di lavoro e un colpo al cuore.”
Giuliano Montaldo

Articolo a cura di Enrica Fontana