Il Modernissimo a cavallo di due secoli: vita, morte e rinascita di una sala cinematografica d’epoca

Dal primo cinematografo di cui era dotato il progetto originario di Palazzo Ronzani al Cinema Arcobaleno, tra le sale più frequentate del circuito cittadino, fino alla chiusura nel 2007 e all’occupazione del 2011. Verso un nuovo – rinnovato – orizzonte di visione, alla scoperta di nuovi e vecchi formati, grandi classici e rarità.

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Il progetto definitivo di Palazzo Ronzani viene approvato il 29 dicembre 1912, ma la realizzazione si prolunga fino al 1915. Il teatro sotterraneo, dotato di un duplice accesso da via Rizzoli e da Piazza Re Enzo, conta circa duemila posti ma, viste le sue peculiarità architettoniche e strutturali, avrà numerosi problemi legati ai permessi e aprirà con anni di ritardo, il 14 luglio 1921.
La sala cinematografica del Modernissimo inaugura invece nel febbraio del 1915, quando ancora si stanno ultimando i lavori di rifinitura del palazzo. Il cinema, descritto dalle cronache dell’epoca come elegante e moderno, si trova al piano terra, tra via Rizzoli, via degli Artieri e via degli Orefici, contiene circa 550 posti ed è strutturato su due piani: la platea a livello della strada e una galleria sopraelevata.
Nel 1931 il Teatro Modernissimo comincia a proporre esclusivamente programmazione cinematografica, spesso condividendo il cartellone con il Cinema di via Rizzoli.
Dall’aprile 1935 il Cinema Modernissimo si sposta all’interno del Teatro di Piazza Re Enzo 1, e continua a essere presente la sala di via Rizzoli 3, che cambierà il nome in Cinema Centrale.

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I programmi delle origini

Nella gallery, alcuni particolari delle guide cinematografiche e ritagli di giornale dedicati ai programmi del Cinema Modernissimo dal 1915 al 1926.

Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta le due sale saranno oggetto di un ampio rinnovamento.
Il Cinema Modernissimo di Piazza Re Enzo rimane chiuso dal luglio 1950 al gennaio 1951 per lavori di restauro, a partire dall’agosto dello stesso anno sulla stampa ci si riferisce spesso al cinema come “Nuovo Modernissimo”.
L’ammodernamento culminerà negli interventi su entrambe le sale cinematografiche a firma dell’architetto Vittorio Pulga nel 1968.
Il Cinema Centrale di via Rizzoli 3 diventa Cinema Royal e, dal 1975, si trasforma progressivamente in una sala di cinema erotico (fino alla chiusura definitiva nel 1990). Il cinema di Piazza Re Enzo, già Cinema Modernissimo, da Cinema Re Enzo cambierà il nome in Cinema Arcobaleno. Il Cinema Arcobaleno, tra i cinema più frequentati del circuito cittadino, rimarrà in attività fino al 2007.

Nel luglio 2014, è stato siglato un protocollo d’intesa che ha dato il via al progetto di recupero dell’ex Cinema Arcobaleno. L’accordo è stato firmato dal Comune di Bologna, dalla Fondazione Cineteca di Bologna e da Emmegi Cinema srl, proprietaria dell’immobile.

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I lavori di ammodernamento degli anni Sessanta

Nella gallery, l’album fotografico delle opere di intervento a firma dell’architetto Vittorio Pulga nel 1968 (Collezione privata Vittorio Pulga).

Apre a Bologna la Metropolitana della Cultura:
una cittadella del cinema e della fotografia

Il progetto di recupero del Cinema Modernissimo non è limitato alla sala cinematografica, ma si sviluppa attraverso i luoghi del complesso urbanistico che comprende i locali di Palazzo Ronzani e dei rinnovati spazi del Sottopasso di via Rizzoli, donando nuova vita e funzione ad ambienti un tempo protagonisti della vita cittadina.

Il Sottopasso pedonale tra via Rizzoli, Indipendenza e Ugo Bassi e le piazze Nettuno e Re Enzo, – inaugurato nel 1960 e che ospitava anche negozi, bar, uffici – rinasce in un progetto di valorizzazione urbana che definisce nuovi spazi espositivi nel centro di Bologna.
Nei nuovi locali del Sottopasso sono in corso ora, fino al 28 gennaio 2024, le mostre BOLOGNA FOTOGRAFATA. Persone, luoghi, fotografi e MEMORIE MODERNISSIME. Disegni e filmini di Stefano Ricci.

Sotto il Voltone di Palazzo Re Enzo si trova il Bookshop della Cineteca: un’isola dei tesori per tutti i cinefili, tra gadget di cinema, manifesti d’epoca e ristampe, stampe fotografiche dai nostri archivi, preziose pubblicazioni Edizioni Cineteca di Bologna. Qui è collocata la biglietteria delle mostre accolte nel Sottopasso e del Cinema Modernissimo.

Scendendo le scale del sottopasso, all’angolo tra via Rizzoli e Piazza Re Enzo, l’accesso provvisorio al Cinema Modernissimo: attraverso un corridoio decorato di specchi, lightbox e nicchie che ospitano oggetti delle nostre collezioni si accede all’area caffè; proseguendo verso la sala ci si immerge negli alti locali del foyer, dai soffitti decorati con la tecnica della spugnatura, che ospitano magnifici oggetti di pre-cinema – tra vetrini e macchine di proiezione – provenienti dalla Collezione David Robinson e rarità conservate nei nostri archivi.
Ad accogliere gli spettatori, in attesa di entrare in sala, i mille volti contenuti nel manifesto originale realizzato dal pittore e cartellonista Giuliano Geleng in occasione dell’uscita nelle sale di Amarcord. È proprio il caso di dirlo, citando una battuta del capolavoro felliniano: Piano piano dentro la tua testa, questo posto diventa il più bel posto del mondo“!


Il cinema dipinto

La lettera di Fellini a Geleng (novembre 1973)

Il quadro che Federico Fellini chiese a Geleng, in occasione dell’uscita di Amarcord nelle sale, è commovente e magico. I protagonisti del film ci guardano e diventano spettatori di noi spettatori, come uno specchio magico che ribalta lo schermo e ci chiede: sono loro i protagonisti del cinema o siamo noi spettatori, i veri artefici del cinematografo?

“Caro Giuliano,
mi dicono che ieri sera c’eri anche tu alla proiezione e che il film ti è piaciuto molto. È ovvio che la cosa mi lascia completamente indifferente. Dimentica che hai visto il film e dimentica che ti è piaciuto.
Pensa piuttosto che l’uscita di Amarcord è prevista tra un mese e si tratta quindi di farci venire qualche ideina per il manifesto, perché i bozzetti che mi ha presentato la società distributrice sono da mandato di cattura per il presidente e per il capo dell’ufficio stampa. Tu hai qualche idea?

Tutti i personaggi del film dovrebbero come affacciarsi dal manifesto, a fissare gli spettatori, quelli che passano per la strada. Dovrebbero, questi personaggi, essere come sorpresi in una immobilità sbigottita, amabile, riluttante e sfrontata, una specie di vecchia immagine indelebile e favolosa riflessa in uno specchio festoso, domenicale”.