Uno stile “modernissimo”

Il Resto del Carlino, 17 febbraio 1915

“Si è ieri inaugurato con grande concorso di pubblico il nuovo Cinematografo “Modernissimo” posto nel nuovo palazzo Ronzani, dal lato di via Rizzoli. Concordi ed entusiasti sono stati gli elogi per questo nuovo cinematografo che per la sua originalità e per l’arte veramente eletta della sua decorazione si eleva e si distingue da tutti gli altri. È una altissima e spaziosa sala, divisa in due piani: nel piano terreno si trovano i secondi posti; nel primo piano, al quale si accede da comode scale, si allunga e stende una grande galleria fino a metà della sala, dove si trovano i primi posti, che in tal modo sono completamente isolati dai secondi. Tutto il merito [e il] concetto che di direzione nell’esecuzione dei lavori va dato al prof. Giovanni Costa, d’accordo col prof. Pontoni. La sala è illuminata da ricche lampade elettriche. Il pubblico ammirando e lodando la sala non ha potuto non ammirare pure l’eccezionale nitidezza e fermezza delle proiezioni che assicurano fin da ora a questo cinematografo una assoluta superiorità. La bellissima film con cui il Modernissimo ha inaugurato i suoi programmi dà serio affidamento che i suoi conduttori sapranno mantenerlo all’altezza che merita un ritrovo di primo ordine.”

Palazzo Ronzani mescola stilemi rinascimentali e secessionisti con suggerimenti del repertorio iconografico del tardo liberty, soprattutto francese, ed è un luogo dalla vocazione commerciale — come testimoniano le teste di Mercurio che decorano gli archi, opera dello scultore Arturo Colombarini — e contemporaneamente di intrattenimento. In un’area di circa 2000 mq, con una torretta sopraelevata ad angolo tra via Rizzoli e Piazza Re Enzo, in stile parigino, e il pozzo di luce interno progettato per illuminare anche il piano sotterraneo, l’edificio ospita negozi, appartamenti e studi professionali, ma anche un caffè, un ristorante, un albergo, un teatro sotterraneo e uno dei migliori cinematografi della città, il Cinema Modernissimo.

Protagonista dei lavori di progettazione di Palazzo Ronzani e dei suoi locali è l’architetto e scenografo Gualtiero Pontoni, autore – tra gli altri progetti – del padiglione emiliano all’esposizione di Roma del 1911.
Per la parte tecnica del progetto di Palazzo Ronzani, Pontoni collabora con l’ingegnere Giuseppe Lambertini, al suo fianco anche nella direzione dei lavori, impegnativi anche se relativamente veloci. Per la prima volta a Bologna viene utilizzato il calcestruzzo armato, che caratterizzerà la sala interrata. Dei calcoli si occupa l’ingegnere Guidi, al quale spetta anche il compito di risolvere i problemi strutturali relativi alla profondità delle fondamenta. La decorazione del teatro, il cui nome – Modernissimo – passa presto a identificare tutto il palazzo, è affidata a Roberto Franzoni, artista floreale bolognese il cui linguaggio grafico risulta molto affine allo stile scenografico del Pontoni.

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Gualtiero Pontoni (Bologna 1875 – Riccione 1941)

Nasce a Bologna nel 1875. Superata un’infanzia segnata dalle ristrettezze, si fa notare come disegnatore, tanto che nel 1899 inizia un rapporto continuativo di collaborazione con lo scenografo Carlo Gardenghi, figura nota dell’ambito teatrale bolognese di quegli anni. Nel 1902 viene assunto come insegnante di disegno all’Istituto Aldini Valeriani, a quel tempo una delle più prestigiose scuole professionali d’Italia, incarico che mantiene fino a quando non viene assunto come insegnante di scenografia nella Reale Accademia di Belle Arti di Bologna.
In parallelo si dedica all’attività di architetto, operando prima in collaborazione con l’ingegnere Attilio Muggia, poi con Alfonso Rubbiani, poi in proprio.

Il nome di Pontoni è legato al rinnovamento del centro storico di Bologna. Prima, infatti, collabora con Rubbiani al progetto che intende dare maggiore respiro alla viabilità del centro cittadino tramite l’allargamento di via Orefici, ma che non viene approvato dal Comune.
Sempre insieme a Rubbiani, è fautore di due importanti progetti urbanistici bolognesi: il viale XII Giugno, che congiunge il centro con i Giardini Margherita, e la sistemazione viaria tra le torri e Piazza Maggiore. Entrato in contatto con la committenza dei “modernisti” rappresentata dall’industriale Alessandro Ronzani — per cui Pontoni aveva già disegnato l’arredamento della birreria situata in Palazzo Lambertini — accetta di collaborare alla progettazione della nuova via Rizzoli curando in prima persona il progetto di Palazzo Ronzani.

Pontoni si presenta

“Dal 1888 al 1894 frequenta regolarmente le scuole del Reale Istituto di Belle Arti conseguendo la licenza del corso speciale di Ornato.
Ancora studente collabora in importanti lavori di decorazione murale con il decoratore prof. Fortini del quale fu anche allievo presso la scuola Professionale per le Arti Decorative di Bologna.
Nell’anno 1895 conseguì il Diploma per l’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e normali.
Nell’anno 1897 tornato dal servizio militare e mancatogli il lavoro di decorazione collaborò per parecchi anni con il prof. Ing. Attilio Muggia manifestando presto spiccate attitudini per l’architettura.
Nel 1899 vinse per la prima volta il Concorso Nazionale Curlandese per la Prospettiva.
Nel 1900 ebbe il posto di professore di disegno elementare presso il Regio Istituto di Belle Arti di Lucca.
Nello stesso anno conseguì la Licenza di professore di disegno architettonico presso l’Accademia di Belle arti di Bologna.
Più tardi vinse il concorso per il posto di insegnante di disegno presso l’Istituto Aldini Valeriani per le arti e mestieri di Bologna.
[…]
Fin da quel tempo il Pontoni pur non trascurando l’esercizio dell’Architettura aprì in Bologna assieme a un altro artista, uno studio di Scenografia, che tenne ininterrottamente attivo per quasi un decennio, operando per le migliori compagnie drammatiche del tempo fra le quali la “Salvini”, “La Zacconi”, “La Talli” “Gramatica – Calabresi” “La Garavaglia”.
Nel 1905 riuscì vincitore del posto di aggiunto per la scenografia nel R. Istituto di Belle Arti di Bologna.
Nel 1908 […] in quel tempo ebbe occasione di sviluppare talmente la sua attività di Architetto che dovette grado grado sospendere l’esercizio della Scenografia, facendone solo oggetto di studio nei riguardi dell’insegnamento.
Nel 1911 vinse il concorso per il posto di professore titolare di Architettura al R. Istituto Belle Arti di Parma ma rifiutò dicendosi affezionato alla scenografia e a Bologna […]”.

Da documento manoscritto di Gualtiero Pontoni del 1924, conservato presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

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Manoscritti e dattiloscritti d’epoca

Nella gallery, due dettagli del progetto dei decori.
Seguono, due ritratti di Pontoni (Fondo Studio Camera – Cineteca di Bologna); tre pagine da: documento manoscritto di Pontoni del 10 agosto 1924, “Cenni sulla carriera artistico didattica del prof. Gualtiero Pontoni”; il diploma di abilitazione all’insegnamento del Disegno in “1895. R. Istituto di Belle Arti in Bologna. Verbali della Commissione per gli esami di abilitazione all’insegnamento del Disegno nelle scuole tecniche e normali del Regno” (da b.n.187). Conservati presso l’Archivio storico dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

Pontoni Cavaliere?

Nel 1921, al Ministero delle Antichità e Belle Arti, fu sottoposta dall’archietto Collamarini, in quel periodo direttore dell’Accademia di belle arti di Bologna, la proposta di nominare Pontoni Cavaliere. Dalla prima pagina del documento leggiamo:
“Il prof. Gualtiero Pontoni, di cui intendo parlare, merita tutta la considerazione di Codesto On. Ministero. Egli si è fatto da sé, attraverso difficoltà inaudite. A lui negò la sorte perfino legittimi natali e, da solo, senza il valido conforto e sostegno di una famiglia, s’incamminò nell’arte, privo di ogni mezzo di sussistenza, dotato però di un tenace volere e di una intelligenza a tutta prova. […]
Come architetto costruttore sono suo vanto principale i nuovi fabbricati sorti superbamente a rinnovare il centro di Bologna, nonché un teatro concerto (sottosuolo) testé apertosi, che è giudicato universalmente un gioiello di finezze e di sapienza del genere. In Bologna non è chi non lo apprezzi, e la sia opera ed il suo consiglio sono ricercatissimi”.


Da una lettera dattiloscritta del 13 ottobre 1921 firmata da Edoardo Collamarini (da “Fascicolo personale del prof. Gualtiero Pontoni”), conservata presso l’Archivio storico dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.