Vacanze romane

(Roman Holiday, USA/1953) di William Wyler (119')
Vacanze romane

(Roman Holiday, USA/1953) di William Wyler (119')

Tra le nuove ragazze che popolano la commedia romantica anni Cinquanta, la protagonista di Vacanze romane si fa strada per l’impatto d’una fotogenia fiabesca, d’un viso che Roland Barthes definirà “événement”. Roma, anche per via di un’eco internazionale di neorealismo, è un set ideale. A scrivere una storia che deve coniugare struttura di favola e senso dei tempi nuovi viene chiamato il blacklisted Dalton Trumbo. William Wyler disegna una città fatta di scale e profondità luminose, organizza l’intero film come una lunga panoramica circolare che attraverso lo spettacolo di Roma conduce al punto di partenza e alla fine del sogno. Ma intanto Audrey Hepburn, runaway princess, sarà precipitata nel cinema italiano, tra barbieri galanti e corse in Vespa, voci che sembrano uscite da Poveri ma belli, bar frequentati da ragazze vistose e giornalisti stranieri in una tutt’altro che irrilevante anticipazione felliniana (la produzione fa riscrivere certi dialoghi a Flaiano e Suso Cecchi d’Amico). Tanto scenario è quinta di un amore che arriva, procede in crescendo tra contrappunti umoristici, non può compiersi, illanguidirà in ricordo. È la commedia di un’educazione sentimentale, e la sera della sua giornata romana trova questa ragazza trasformata da silhouette in soggetto, cosciente del proprio desiderio. Così quel finale d’addio, tutto in sottrazione drammatica, continua a sembrarci non meno struggente, a suo modo, del finale di Casablanca. (pcris)

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