La Roma del 1953 è fatta di scale e profondità luminose, e William Wyler organizza l’intero film come una lunga panoramica circolare che attraverso lo spettacolo della città conduce al punto di partenza e alla fine del sogno. Vacanze romane presentava al mondo Audrey Hepburn (la sua fotogenia fiabesca, quel viso che Roland Barthes definì evenement), principessa in fuga tra corse in Vespa e anticipazioni di dolcevita. Meravigliosa commedia romantica, eterna non meno dell'Urbe, con un finale che ancor ci commuove non meno di quello di Casablanca. (pcris)