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Una serata a cura di Giuseppe Savini, introdotta da Alessandro Bergonzoni
Martedì 29 luglio, la Cineteca di Bologna dedica una giornata alle storie della Seconda guerra mondiale e della Liberazione di Bologna.
Alle ore 17 al Cinema Modernissimo, è in programma il documentario di Martina De Polo Flora.
Alle ore 21.45 in Piazza Maggiore, nell’ambito della manifestazione della Cineteca Sotto le stelle del cinema, una serata in collaborazione con l’Istituto Parri, intitolata Bologna ottant’anni fa, le immagini inedite della Guerra e della Liberazione, a cura di Giuseppe Savini, con l’introduzione di Alessandro Bergonzoni.
“Una serata per raccontare la guerra a Bologna – dice Giuseppe Savini – attraverso lo sguardo di chi la visse da dietro l’obiettivo. Una storia che inizia nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1943, quando caddero le prime bombe, e termina il 21 aprile 1945, quando Bologna fu liberata dagli alleati e dalle forze partigiane. 645 giorni in cui la città fu teatro di bombardamenti, arresti, rastrellamenti, omicidi. 645 giorni e 645 notti di dolore, ma anche di coraggio, di vita, di umanità che non voleva cedere all’orrore nazifascista. A condurci in questo percorso sono le immagini conservate negli archivi pubblici e privati cittadini dove sono raccolte le fotografie scattate da chi, in quei mesi, ebbe la voglia, il coraggio e la possibilità di girare per strada con una macchina fotografica o una cinepresa, spesso nascoste in una borsa o sotto l’impermeabile. Fotografi dilettanti, che nonostante il venir meno di occasioni gioiose o di vacanze continuarono a fotografare; fotoamatori capaci, incuriositi da quello che succedeva attorno; fotografi in divisa che non temevano di sprecare pellicola e professionisti alla ricerca di ingaggi e determinati a crearsi un buon archivio utile per un domani. Sono questi i fotografi che abbiamo incontrato guardando le immagini di quegli anni di guerra: lo Studio Villani, lo Studio Camera, Tito Pasquini, il fotocronista Nino Comaschi, Filippo D’Ajutolo, uomo della resistenza, il newyorkese Robert Schmidt, Giovanni Bonani, medico condotto, il giovane Edo Ansaloni e il suo amico Walter Breveglieri e poi tanti altri, conosciuti e no. La serata è costruita intorno alle loro immagini, da guardare non come semplici illustrazioni, ma come traccia viva del racconto. Perché è proprio grazie a questa molteplicità di sguardi e di intenti che possiamo provare ad avere un’idea di quello che fu. Vedremo la città proteggere i suoi monumenti, i soldati in partenza, i feriti riempire gli ospedali cittadini, le bombe, le macerie, i rifugi, i soldati nemici, i disagi, i vestiti con le toppe, i volti cupi o quelli che facevano finta di niente. Vedremo come la guerra fosse ovunque, ma come fosse ovunque anche la vita che non si arrendeva attaccandosi stretta a tutto quello che trovava. Immagini fisse e immagini in movimento fino a quel 21 aprile quando tutti i nostri fotografi si ritrovarono in piazza con la cinepresa, con la macchina fotografica e con quell’ultimo rullino che avevano conservato proprio in attesa di quella giornata. Un omaggio a Bologna e ai suoi cittadini. Un omaggio ai fotografi e alla fotografia, strumento di verità e consapevolezza; perché queste immagini non raccontano solo la guerra, raccontano la necessità di doverla ricordare”.