L’editoriale di gennaio

Il programma di gennaio nelle sale della Cineteca

 
Stiamo vivendo un tempo in cui ogni nostra certezza sembra sgretolarsi. Una, forse, ancora ci resta: il film di Natale. Sto scrivendo questo editoriale il giorno prima dell’uscita, nelle sale di tutto il mondo, del terzo episodio della saga Avatar. Mi auguro che sedici anni dopo il primo capitolo, Avatar – Fuoco e cenere mi diverta, mi stupisca, mi trasmetta la stessa vertigine della visione, la stessa paura e il medesimo incosciente desiderio di futuro. Questo programma, che apre il terzo anno di vita del Modernissimo, è un omaggio al cinema e a coloro che credono nella libertà di quest’arte che si reinventa ogni giorno. 
Celebriamo quindi il genio di James Cameron, che continua testardamente a sperimentare e a credere nel cinema al cinema, a scommettere su noi spettatori, creando personaggi, orizzonti, mondi, inventando il futuro. Purtroppo la retrospettiva non sarà completa, come avremmo voluto, perché per ragioni incomprensibili alcune delle opere di Cameron non sono oggi disponibili per la visione in sala; aspetteremo che lo siano per mostrarle al Modernissimo nei prossimi cartelloni.
Accanto a questo regista leggendario, capace di fare film personali anche all’interno di produzioni colossali, onoriamo un autore iraniano come Ali Asgari, che ha studiato e si è formato a Roma. Nella sezione Orizzonti dell’ultima Mostra di Venezia abbiamo ammirato il suo Divine Comedy, racconto tragicomico delle peripezie di un regista iraniano, di lingua e cultura turco-azera, amato e pluripremiato all’estero, ma che non può mostrare i suoi film nel suo paese. C’è Teheran, attraversata su una Vespa (che ci ricorda quella di Nanni Moretti in Caro diario), c’è la stupidità della burocrazia e la spietata ignoranza del potere che censura, c’è l’amore per la Divina commedia e per Matrix, ci sono gli iraniani che continuano a battersi e quelli che non l’hanno mai fatto e mai lo faranno, ma soprattutto c’è un lucidissimo ritratto di cos’è oggi il cinema, delle sue difficoltà e della sua forza irresistibile. Asgari sarà a Bologna per presentarlo in anteprima e a lui, che come il protagonista del film non può mostrare i suoi film in patria, dedichiamo una retrospettiva completa.
Celebriamo il cinema proiettando al Modernissimo la copia 70mm di Una battaglia dopo l’altra, ultimo film di Paul Thomas Anderson, illuminato dalle interpretazioni di un cast da sogno, nel quale spicca uno Sean Penn tanto cattivo da sembrarci tragicamente verosimile. Un cinema in purezza quello di Anderson, mai così esplicitamente politico, così sincero nel suggerirci che non siamo soli a credere nella fratellanza degli esseri umani. Incontri ravvicinati del terzo tipo, il nostro classico del mese, si spinse addirittura oltre, descrivendo un incontro possibile tra diversi, umani ed extraterrestri. Lo accompagniamo con una rassegna di film che, da Méliès in avanti, hanno immaginato abitatori dell’universo diversi da noi.
Come da tradizione, iniziamo l’anno con l’omaggio alle leggende nate un secolo fa che hanno fatto la storia del cinema. È un luminoso gruppo di artisti a cui dobbiamo film che hanno formato la passione e il gusto di generazioni di spettatori. Dalla svedese Ingrid Thulin, che seppe dare vita a indimenticabili figure femminili, alla scozzese Moira Shearer, che tutti ricordiamo nel suo primo ruolo cinematografico, quello della fiabesca ballerina protagonista di Scarpette rosse; dall’egiziano Yussef Chahine, che seppe raccontare il suo paese al mondo, al bolognese Valerio Zurlini, autore di un’opera compatta, colta, visualmente fortissima; da Roger Corman, maestro della serie B, scopritore dei talenti che avrebbero rivoluzionato Hollywood, a un musicista, Miles Davis, che in una sola sessione di registrazioni realizzò la più sensuale colonna sonora accompagnando le inquietudini di Jeanne Moreau, fino al romanissimo Sergio Corbucci, poco considerato in vita e oggi celebrato da Quentin Tarantino come il maestro dei maestri.
La personale che dedichiamo ad Ettore Scola parte, al contrario, dalla considerazione che molte delle figure maggiori del cinema italiano sono oggi entrate in una sorta di cono d’ombra. La filmografia di Scola rappresenta la storia del nostro paese, a volte la storia dell’Europa, spesso la storia di un gruppo d’italiani di cui ha saputo ritrarre, con ironia e ferocia, le debolezze, il coraggio e le contraddizioni. Curiosamente la lezione della commedia all’italiana, di cui Scola – regista e sceneggiatore – fu uno maestri, rivive oggi più che mai nel cinema italiano e internazionale. Come in No Other Choice, il nuovo film di Park Chan-wook che è anche l’ennesima dimostrazione della vitalità del cinema coreano, capace di parlare ai pubblici di tutto il mondo, di riscrivere generi e inventare nuove formule narrative grazie a una schiera di autori unici per poetica e stile. Una cinematografia che non sembra conoscere crisi creative e che onoriamo con una selezione di opere uscite nel nuovo millennio.
Mancano poche settimane alla chiusura della mostra Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere; abbiamo preparato una ‘festa finale’ ricca di proiezioni e incontri, che culminerà con la celebrazione della creatura più celebre dello scrittore belga. John Simenon, Carlo Lucarelli e Marco Tullio Giordana presenteranno al Modernissimo i migliori interpreti del commissario Maigret. Un personaggio che, poco dopo la sua apparizione, ha subito trovato un pubblico e l’interesse del cinema, cambiando radicalmente un genere, il poliziesco, in Europa e negli Stati Uniti. Sarà un viaggio attraverso sei film, attraverso sei attori che a volte sono rimasti fedeli e a volte si sono allontanati dall’invenzione di Simenon. Avremo il privilegio di poter chiedere al figlio di Simenon quali erano i Maigret preferiti dal padre.
Il programma di gennaio è molto di più di quello che vi ho raccontato in questo editoriale; c’è un solo modo per scoprirlo, leggerlo tutto. Buon anno di visioni modernissime!
 

Gian Luca Farinelli

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