Ancora un film che, dopo Il porto delle nebbie, vale alla coppia Carné-Prévert lʼaccusa di disfattismo, e nel settembre 1939 viene ritirato dalla censura militare francese. Mentre attende lʼalba e la polizia, lʼoperaio Jean Gabin ripercorre le tappe del proprio destino dannato, lʼamore per una fioraia, la relazione sensuale con unʼaltra donna, lʼomicidio dʼun rivale. La limpidezza tragica arriva a prevedere il coro (i compagni operai che sotto la finestra di Gabin lo pregano di fuggire), e per struttura e densità ha pari solo nella Notte senza fine di Walsh. (pcris)