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Al quarto adattamento letterario, Damiani, con l’aiuto di un professionista come Ugo Pirro, elabora profondamente un libro infilmabile, scandito da dialoghi filosofici, più pamphlet che romanzo. Esplicita, con scandalo per il potere dell’epoca, i riferimenti politici alla DC che Sciascia, nel 1961, non poteva mettere nero su bianco. Si sente che vuole far capire, denunciare, scuotere, indignare, ma non con gli strumenti di una saccente lezioncina brechtiana: con le armi del cinema, invece, con personaggi bigger than life, con un senso del racconto che cerca le scene madri come vette di adesione emotiva, ma poi nega il gran finale, la catarsi, il ritorno all’ordine. (Alberto Pezzotta)