Piccola rivelazione della fantascienza del nuovo secolo, il geniale e claustrofobico film del figlio di David Bowie non spettacolarizza la Luna. Siamo tra Pirandello e Kafka, in un altrove fatto soprattutto di dubbi. Il nostro doppio può esserci amico o meno, ma ci permette almeno di osservarci dall’esterno e comprendere i motivi della nostra alienazione metafisica. Con un pizzico di ironia lunare. (rm)
Precede LE VOYAGE DANS LA LUNE (Francia/1902) di Georges Méliès (15’)
“L’idea del viaggio mi è venuta dai libri di Jules Verne. In quelle opere gli umani non riuscivano ad atterrare sulla Luna. Ho dunque immaginato, utilizzando gli stessi mezzi di Verne (cannone e navicella), di raggiungere la Luna in modo da poter comporre un buon numero di immagini fiabesche” (Georges Méliès).